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Open Arms, al via processo a Salvini: tra testimoni Richard Gere e l’ex premier Conte

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Dallo sfavillante mondo di Hollywood all’aula B2 del bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. Ci sarà anche la star Richard Gere tra i testimoni del processo a carico di Matteo Salvini, imputato con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per la vicenda Open Arms. Lo ha deciso oggi, al termine della prima udienza, il Presidente della seconda sezione penale del Tribunale di Palermo Roberto Murgia. Ammessi tutti i testi chiesti dall’accusa, rappresentata in aula dal Procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunta Marzia Sabella e dai pm Geri Ferrara e Giorgia Righi, ma anche quelli della difesa e delle parti civili. 

Ed è stato proprio l’avvocato di parte civile della ong spagnola Open Arms Arturo Salerno a chiedere al Tribunale di accogliere la richiesta di sentire Richard Gere. L’attore americano era salito a bordo della nave il 9 agosto del 2019, per dare assistenza ai 147 migranti soccorsi giorni prima nel Mediterraneo. Ma se la difesa di Salvini, rappresentata in aula dall’avvocata Giulia Bongiorno, parla di una testimonianza “sovrabbondante”, pur dicendosi favorevole, il Procuratore Francesco Lo Voi, annuncia il suo secco no alla testimonianza di Gere.  

“Il teste deve essere sentito in quanto possa fornire un contributo utile. Al di là degli aspetti di spettacolarizzazione che potrebbe avere la presenza di un famoso attore internazionale, non credo interessi alla procura – dice Lo Voi – Devo dire che ci sono da parte del nostro ufficio ben altri e ben più qualificati testi che possano essere in grado di riferire sulle condizioni complessive dell’imbarcazione sullo stato dei naufraghi. Al di là degli aspetti solidaristici che apprezziamo, non ci pare sinceramente che la testimonianza di Richard Gere possa apportare un contributo decisivo per questo procedimento”. Tra gli altri testi ammessi spiccano anche i nomi dell’ex premier Giuseppe Conte, dei ministri Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, e ancora l’ex premier maltese Jospeh Muscat. E ancora gli ex ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta. 

Un’udienza iniziata poco prima delle 10 in un’aula bunker blindata, anzi blindatissima e vietata alle telecamere, su disposizione del Presidente del Tribunale. Mentre i giornalisti hanno potuto assistere nell’aula accanto, su uno schermo, a causa delle norme antiCovid. Il primo ad arrivare è il fondatore di Open Arms Oscar Camps, che si è costituito parte civile nel processo. “Il significato di essere oggi qui è per ottenere un segnale di giustizia”, dice Camps. “Salvare persone non è un delitto, ma è un obbligo non solo dei capitani, ma per gli Stati tutti. Agevolare l’individuazione di un porto sicuro, indipendentemente dalla situazione amministrativa di un Stato e dagli accordi di uno Stato, non ha nulla a che vedere con la situazione politica. E’ un atto umanitario”, dice in spagnolo.  

Alle 10.30 inizia il processo. Il cancelliere chiama le parti, incluse tutte le parti civili, oltre venti. Nel frattempo, fuori dall’aula, inizia una manifestazione di protesta dei giovani di Our Voice con un flash mob con alcuni giovani che fingono di nuotare in alto mare. In quegli stessi istanti, Salvini, si fa un selfie in aula e scrive un tweet: “Qui aula di giustizia del carcere di Palermo – scrive – Il processo voluto dalla Sinistra e dai tifosi dell’immigrazione clandestina comincia: quanto costerà ai cittadini italiani?”. 

La Procura a inizio udienza ha chiesto subito l’interrogatorio dell’ex ministro Salvini. E poi una serie di atti che arrivano anche dal processo di Catania: i verbali di audizione dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Per l’accusa, in queste parole ci sarebbe già la prova che l’iniziativa di Salvini, nell’estate 2019, di bloccare la nave Open Arms al largo di Lampedusa con 147 migranti a bordo, configurerebbe il reato di sequestro di persona. Sono in tutto 59 i documenti che i pubblici ministeri chiedono di acquisire per sostenere l’accusa. Tra questi le e-mail di Open Arms con cui si chiedeva il “Pos”, il porto sicuro, le risposte negative del Viminale, le lettere con cui Conte sollecitava Salvini a fare sbarcare i minori. Ma anche i certificati medici e psicologici che attestano le condizioni in cui 147 persone furono costrette a vivere a bordo della nave della ong spagnola, dal 15 al 20 agosto. 

La difesa rilancia con altri atti che chiede di acquisire: “L’Italia non era competente ad assegnare il porto sicuro e Open Arms ha commesso delle violazioni”, dice l’avvocata Giulia Bongiorno. Che chiede di portare in aula anche il diario di bordo della ong. “Questi e altri documenti dimostrano che c’era una linea di governo su questi temi”. Insomma per la difesa il governo era d’accordo con la linea di Salvini. E dice: “Anche il ministro dell’Interno Lamogese ha fatto aspettare fino a dieci giorni per l’assegnazione di un porto sicuro”. Nel corso del processo Salvini ha chiamato Silvio Berlusconi. E alla fine dell’udienza annuncia: “In settimana ci vedremo con i sei ministri”.  

Fuori dall’aula il leader della Lega, che chiede di avere vicino Giulia Bongiorno, improvvisa una conferenza stampa. “Ma vi pare normale un processo in cui verrà Richard Gere da Hollywood? Io, in genere, il sabato mattina sto con i miei figli”. Poi dice: “Non ho parlato con Oscar Camps, non prendo lezioni da comandanti di navi che si sentono al di sopra delle leggi. Ci sono sicuramente dei motivi economici, in Italia ci sono diverse inchieste sui soldi che le Ong guadagnano con questa loro attività. Non vorrei che al di là dell’umanità ci fosse dietro un interesse economico in questo traffico di essere umani perché alcune sentenze in Italia, seppure in primo grado, hanno gia’ condannato qualcuno per avere rubato grazie all’immigrazione clandestina”. Ma parla anche di pensioni, di Reddito di cittadinanza, di tasse. La prossima udienza è stata fissata per il 17 dicembre. E prima di lasciare la Sicilia, Salvini ha visitato un caseificio a Giardinello. Il titolare gli ha regalato una cassata siciliana con il simbolo della Lega. Subito dopo un pranzo a Montelepre, il paese del bandito Salvatore Giuliano. Per mangiare le tipiche pietanze siciliane. Nel tardo pomeriggio ha preso il volo per Milano. Ma prima dice: “Visto che verrò spesso a Palermo e la prossima primavera ci saranno le amministrative, e c’è un sindaco che da anni ha smesso di fare il sindaco e una città abbandonata, accompagneremo la rinascita di Palermo. E darò il mio piccolo contributo con la mia presenza mensile”. (di Elvira Terranova e Francesco Saita)