Ridurre la durata del Green pass a 9 o 6 mesi. E’ questa una delle ipotesi per contrastare la nuova ondata di contagi da Covid in Italia. Secondo diversi studi, infatti, la protezione dal virus con la doppia dose di vaccino dura intorno ai sei mesi, perciò bisogna rivedere la validità della certificazione verde. Una misura sulla quale quasi tutti gli esperti concordano.
RASI: “DURATA 6 O 9 MESI SARÀ RAGIONEVOLMENTE NUOVO LIMITE”
“Una riduzione della validità del Green pass a 6 o al massimo 9 mesi, ritengo sarà ragionevolemente il nuovo limite”, ha detto all’Adnkronos Salute Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema e consulente del commissario straordinario all’emergenza Covid-19, Francesco Paolo Figliuolo. La riduzione del Green pass “a 9 mesi o a 6 mesi, come si deciderà in base ai numeri della pandemia, diventa un atto logico quando si conferma che il terzo livello di protezione del vaccino anti Covid, quello della trasmissione del virus, diminuisce progressivamente dopo i 6 mesi. E la protezione che si pensava di avere è effettivamente ridotta”. In questo quadro “la misura diventa logica. E credo che si metterà mano a questo”. “Personalmente sono favorevole alla riduzione a 6 o 9 mesi, ma, ribadisco, dobbiamo vedere i dati epidemiologici. Sono questi a guidare le scelte”, ha detto Rasi, sottolineando che “qualche mese fa si è introdotto il concetto di rischio calcolato che sta funzionando molto bene. Il grosso problema è che va ricalcolato sempre in base all’evidenza della circolazione virale”.
CARTABELLOTTA: “GREEN PASS VALIDO 6 MESI E OBBLIGO VACCINALE”
“Per ridurre il rischio di misure restrittive, è necessario ridurre la validità del Green pass a 6 mesi e introdurre l’obbligo vaccinale, almeno per tutte le categorie di lavoratori a contatto con il pubblico”. E’ l’indicazione di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. “Nello scenario attuale, caratterizzato dal progressivo aumento della circolazione virale e dalla riduzione dell’efficacia vaccinale che impone la dose di richiamo – afferma Cartabellotta – sono due le decisioni politiche che possono minimizzare il rischio di misure restrittive. La prima è ridurre a 6 mesi la validità del green pass rilasciato a seguito di vaccinazione, in linea con le evidenze scientifiche sulla durata della protezione vaccinale e con le indicazioni per la dose di richiamo. La seconda è introdurre l’obbligo vaccinale sia per il ciclo primario, sia per la dose booster, almeno per tutte le categorie di lavoratori a contatto con il pubblico”.
Invece, commenta Cartabellotta, “non convince affatto il ‘super green pass’ sul modello austriaco, di fatto un ‘surrogato’ dell’obbligo vaccinale: escludere il tampone dalle modalità per il rilascio della certificazione verde, pur identificando le attività essenziali per le quali tale opzione rimarrebbe valida – avverte – rischia solo di aumentare le tensioni sociali senza alcuna garanzia di aumentare coperture vaccinali e adesione alla terza dose”.
VIOLA: “GREEN PASS VALIDO 6 O 9 MESI È ASSURDO E IMPROPONIBILE’
“Diciamolo subito: portare il green pass per i vaccinati a 6 mesi è assurdo e improponibile. Assurdo perché, a parte il monodose J&J, la protezione resta comunque alta anche se cala; improponibile perché molti green pass scadrebbero a giorni, prima che le persone possano avere accesso ai richiami. Pensiamo al personale scolastico o universitario, per esempio. Anche la scadenza a 9 mesi è un azzardo perché significa attivare immediatamente la macchina dei richiami per tutti. Si può fare, ma va studiata molto bene”. Lo spiega Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova, in un post su Facebook.
“Quello che, invece, si può fare da subito – propone la Viola – è incrementare le restrizioni per i non vaccinati. Per ristoranti, cinema, eventi vari dovrebbe valere solo il vaccino e non il tampone. Speriamo che ci si muova nella direzione giusta che è quella di facilitare la mobilità di chi si è scrupolosamente vaccinato ed è in attesa del richiamo e limitare quella di chi mette a rischio la propria salute e la collettività”.
CAUDA,: “SAGGIA DECISIONE VALIDITÀ 9 MESI”
“Credo che sia una decisione saggia, tenuto presente che facciamo le terze dosi anche in forza del fatto che c’è una diminuzione dell’immunità e quindi si cerca di ridurre la circolazione del virus”, ha detto l’infettivologo Roberto Cauda, direttore del dipartimento di malattie Infettive del Policlinico Agostino Gemelli di Roma. “E’ un ritorno all’antica perché – dice Cauda – ricordiamo che quando, anche al livello europeo, fu stabilito il Green pass era di 9 mesi per i vaccinati, 6 mesi per i malati e 48 ore per il tampone sia molecolare che antigienico”.