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Il parlottio sul Quirinale, ovvero il nulla della politica italiana

Lorenzo Ottanelli
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“Deve essere un patriota”, esclama Giorgia Meloni alla chiusura della kermesse romana, la festa del suo partito, in un impeto dei suoi soliti.

Un patriota o meno, la discussione sul Quirinale appiattisce, più di quanto non sia già stato fatto, la politica italiana. Un insieme di esternazioni che, variegate, rappresentano la banalizzazione più grande di questa classe dirigente.

Che nessuno abbia minimamente idea su chi andrà al Colle è abbastanza chiaro a tutti i non sprovveduti. Che possa essere insignito Berlusconi sembra lontano a tutte le persone che capiscono qualcosa dei giochi di palazzo. Che Draghi è in bilico tra le due presidenze è un dato di fatto e che il resto rappresenta una fuffa è la rivelazione che non rivela nulla.

Ma la politica italiana, così come la maggior parte dei nostri media, non sa di cosa parlare, gli spazi vanno riempiti e senza idee bisogna concentrarsi sulle persone.

La partita del Colle è tutta in salita e i nomi che sono stati fatti non sono stati bruciati, perché sono stati fatti tutti, chi con maggior intensità e chi con minor visibilità. Ogni giorno spunta una nuova carta, un asso, un jack o una donna (quota sempre minoritaria, per carità, non sia mai). Anche se la sorpresa di un outsider è sempre presente e forse è il cliffhanger di cui la politica dell’intrattenimento ha bisogno. Un po’ come quelle serie crime di dubbio gusto (o i vecchi B-movie, per chi ancora se li ricorda) in cui si prendono tutti i possibili assassini, si sviscera tutto lo sviscerabile e alla fine compare dal niente qualcuno che si scopre essere il vero carnefice.

La partita del Quirinale è una carta coperta, nessuno ancora fa sul serio e i media si impuntano nella ricerca di qualcosa che non esiste. La politica dell’intrattenimento, motore di discussione del nulla, ha preso piede. Mentre i risvolti della legge di bilancio al ribasso, frutto di una mediazione, anch’essa al ribasso, sono poco sviscerati, con una certezza: nessuna manovra espansiva, poca redistribuzione, nessuna riforma, al momento, per un cambio di prospettiva.

Il Parlamento fa cilecca anche sui diritti civili. Dopo aver affossato il Ddl Zan, ieri doveva cominciare la discussione sul fine vita. Erano una quindicina i presenti. Nessuno si salva, i diritti possono sempre aspettare, ci sarà sempre qualcosa di più importante da approvare.

E così l’Italia rimane, al momento, uno dei paesi con il più alto numero di evasori fiscali, uno dei paesi con il più alto debito di bilancio, con una natalità inferiore alla media europea, con un mondo del lavoro precario e da riformare. Ma a questa politica, forse, va bene così.