Integrato, regolato, innovativo, digitale, green, connesso e in continuo dialogo col territorio: è il nuovo modello di portualità veneta definito dal Piano Operativo Triennale 2022-2024 dei Porti di Venezia e Chioggia. Il documento di programmazione approvato dal Comitato di gestione la settimana scorsa è stato presentato, questa mattina, da Fulvio Lino Di Blasio e da Antonella Scardino, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Settentrionale, alla presenza dei componenti del Comitato, Giuseppe Chiaia, rappresentante della Città Metropolitana di Venezia, Maria Rosaria Campitelli, rappresentante della Regione del Veneto, e dell’Amm. Piero Pellizzari, direttore marittimo del Veneto.
Il nuovo Pot – frutto di un’ampia collaborazione istituzionale a livello regionale e locale nonché delle varie amministrazioni pubbliche operanti in porto, e del coinvolgimento della Venezia Port Community, delle rappresentanze sindacali e datoriali, delle forze economiche, culturali, universitarie, del mondo dell’associazionismo e dei cittadini – definisce la strategia articolata in 5 obiettivi da sviluppare nei prossimi tre anni. Tali obiettivi, coerenti con le linee guida stabilite dal World Ports Sustainability Program dello Iaph- International Association of Ports and Harbors (standard internazionale di riferimento), vengono declinati in 12 azioni e 44 interventi prioritari per lo sviluppo dei due scali veneti, per un valore complessivo stimato di oltre 1,78 miliardi di euro.
“Il futuro, e ancora di più il presente, del sistema portuale veneto – commenta il presidente Fulvio Lino Di Blasio- è connesso alla piena realizzazione di un porto regolato, sostenibile e pienamente integrato con il proprio ecosistema, a servizio delle imprese del territorio. Questa visione riassume la strategia di lungo periodo di cui il piano operativo triennale rappresenta il punto di partenza. Il documento di programmazione che abbiamo prodotto si pone in relazione con le dinamiche normative, economiche, sociali e ambientali che stanno interessando la portualità europea, offrendo una declinazione locale articolata nella consapevolezza di operare all’interno di un tessuto produttivo di primario rilievo, di poter contare su una forza lavoro specializzata e di essere inserito all’interno di un fragile e prezioso ambiente lagunare”.
“Uno degli elementi maggiormente innovativi di questo piano operativo – spiega Antonella Scardino, segretario generale dell’AdSPMAS- risiede nella metodologia che abbiamo scelto di adottare per la sua costruzione; una metodologia incentrata sulla concertazione ovvero sul coinvolgimento attivo degli stakeholder che ha consentito di rilevare elementi utili a definire priorità d’azione e a raccogliere osservazioni e contributi per lo sviluppo del documento. Una scelta metodologica legata alla volontà dell’Ente di innovarsi per favorire la sostenibilità dei processi; un percorso a più fasi che ci ha visti impegnati nel confronto e nella raccolta di input dai diversi portatori di interesse dell’ecosistema portuale e nell’ascolto del territorio e dei cittadini e di conseguenza nella definizione delle linee strategiche di piano”.
Partendo dall’analisi dello scenario normativo e pianificatorio a livello nazionale ed europeo, di quello economico e geopolitico, profondamente mutato dalla pandemia da Covid-19, delle tendenze in atto nei traffici locali e globali e del posizionamento del sistema portuale, il documento di programmazione punta a: introdurre un nuovo modello operativo e organizzativo dell’ente e delle sue partecipate, rigenerare il sistema degli scali veneti attraverso la definizione di un nuovo assetto pianificatorio dell’ambito portuale e garantendo una nuova accessibilità dei porti, realizzare una piena transizione energetica dell’intero cluster portuale, riconoscere una nuova centralità della safety e della security e, infine, consolidare una nuova relazione Porto -città supportando l’occupazione connessa all’operatività degli scali.
Il primo obiettivo – Nuovo modello operativo per l’Ente (circa 6 milioni di euro) – passa attraverso la digitalizzazione dei processi interni all’Ente e di quelli relativi all’interazione ente-utenza come, ad esempio, la creazione dello Sportello Unico Amministrativo. Insieme a questi, il documento prevede l’adozione di sistemi geo-referenziati per il supporto alle decisioni e una rilettura delle società partecipate per renderle più adatte alle nuove sfide.
Il secondo obiettivo – Rigenerazione del sistema portuale – sarà reso possibile dal nuovo piano regolatore di sistema portuale da realizzarsi in condivisione con le amministrazioni interessate a partire dal 2022. Il Pot prevede, inoltre, l’apertura di una nuova stagione sul fronte delle concessioni coerente con l’evoluzione del mercato, il lancio della ZLS a Porto Marghera, l’attuazione del concorso di idee e la realizzazione degli approdi temporanei per le navi da crociera. Sul fronte dell’accessibilità, l’AdSPMAS lavorerà alla realizzazione e implementazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie di ultimo miglio e al ridisegno dei waterfront degli scali veneziano e clodiense. Il tutto organizzato e gestito coerentemente con il MOSE. Il valore degli interventi è stimato intorno agli 1,5 milioni di euro.
Il raggiungimento del terzo obiettivo – Transizione energetica del cluster portuale – prevede risorse per 860milioni di euro ed è legato agli interventi per la sostenibilità ambientale previsti dal capitolo Green Ports del Pnrr, l’elettrificazione delle banchine, lo sviluppo della mobilità elettrica, la promozione del GNL e dell’idrogeno. L’attività dell’Ente si concentrerà altresì sulla realizzazione di un programma di monitoraggio degli impatti ambientali accanto a un vero e proprio piano per alberature e aree verdi.
Il quarto obiettivo – Massimizzazione della safety e ottimizzazione della security- risultato anche del dialogo con le forze sindacali, comprende tutto ciò che riguarda la prevenzione della sicurezza e della safety portuale, con azioni mirate sul fronte della formazione in materia di sicurezza sul luogo di lavoro e sul fronte delle misure di prevenzione pandemica, sempre in evoluzione. Azioni che prevedono l’impiego di 1,5 milioni di euro.
Il quinto obiettivo – Relazione città- porto -sarà, infine, reso possibile mediante l’adozione di azioni di supporto alla comunità locale e iniziative di collaborazione con i comuni e le comunità scientifiche e di ricerca del territorio per 6milioni di euro. Tra queste, il documento prevede anche progettualità per la valorizzazione del patrimonio archivistico di Porto Marghera.
“Il Piano che abbiamo adottato prevede un programma di opere e interventi per i quali sono previste ingenti risorse, molte già stanziate e altre da stanziare, la maggior parte delle quali sono destinate alla rigenerazione del sistema portuale nell’ottica della creazione di un hub intermodale e logistico, obiettivo prioritario del nostro piano. Va da sé che l’approvazione del cosiddetto Protocollo fanghi e del Piano morfologico rappresentano un elemento abilitante per la realizzazione degli interventi di accessibilità nautica e per garantire la piena operatività dei porti e la tutela dell’ambiente lagunare. Quanto all’evoluzione del modello di crocieristica, le attività commissariali sono in corso per garantire ormeggi temporanei e identificare soluzioni di medio termine”.