“Non solo l’inquinamento esterno è il principale trigger di asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) e cancro, anche l’aria domestica può nuocere alla salute dei polmoni. Servono case più efficienti e green, costruite o ristrutturate secondo criteri di sostenibilità ambientale. Per migliorare l’aria nella nostra casa, infatti, non basta utilizzare la cucina a gas e i deumidificatori o simili, ad esempio. Sono piccoli accorgimenti, utili sì, ma una goccia nel mare. In realtà serve qualcosa di più strutturato, come rendere la casa ecologica con una classe energetica più rispettosa dell’ambiente. In media facciamo 20mila atti respiratori al giorno e per 20mila volte in situazione di tranquillità, senza fare attività fisica, noi inaliamo quello che ci sta intorno: più quello che inaliamo è salubre più il nostro organismo ne ha un beneficio”. Così Diego Bagnasco, medico chirurgo, specialista in malattie dell’apparato respiratorio, intervenendo al talk ‘Urban health. Respirare in città’, settimo webinar promosso e organizzato da Alleati per la Salute, il portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis.
All’incontro – moderato da Federico Luperi, direttore Innovazione e Nuovi media di Adnkronos – hanno partecipato Lorenzo Cecchi, presidente eletto dell’Associazione allergologi, immunologi italiani territoriali e ospedalieri (Aaiito), e Andrea Lenzi, presidente Health City Institute e presidente del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (Cnbbsv) della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Al centro del dibattito l’ambiente urbano: come e quanto incide sulla salute agendo su diversi livelli, dall’esposizione della popolazione a fattori di rischio legati a un ambiente fisico inadeguato, ai cambiamenti sociali che alterano comportamenti individuali, stili di vita e alimentazione. Nelle città si diffondono malattie infettive (non ultimo il Covid) e, soprattutto, si innescano meccanismi (alimentazione e sedentarietà) che aumentano il rischio di malattie croniche non trasmissibili: diabete, Bpco, obesità e malattie cardiovascolari.
“L’inquinamento ambientale – sottolinea lo pneumologo – non solo causa un mal controllo dell’asma (patologia che colpisce una persona su 10), ma è il più importante trigger di malattie respiratorie. Tra queste la Bpco, malattia poco nota nonostante sia la terza causa di morte al mondo, dovuta a fumo di sigaretta, esposizione a polveri e a fattori che vanno a indurre un danno cronico e permanente delle vie respiratorie, e patologie neoplastiche come il cancro polmone. Ci sono molti studi che dimostrano uno stretto legame tra inquinamento e patologie neoplastiche, in particolare del polmone”.
Nel 2008 le persone decedute per inquinanti ambientali “sono state 1,3 milioni – ricorda Bagnasco – Dopo soli 4 anni, nel 2012, sono saliti a 3,7 milioni. La maggior parte di questi decessi è dovuta a patologie cardiovascolari e a patologie dell’apparato respiratorio. Dunque l’inquinamento ha ruolo importante per le malattie dell’apparato respiratorio. Torno sull’esempio del paziente asmatico: ha le vie respiratorie già infiammate sulle quali agiscono inquinanti che non favoriscono la guarigione o il controllo della malattia ma, al contrario, agevolano l’infiammazione”.
Anche il fumo di sigaretta “è causa di inquinamento”, evidenza Bagnasco che aggiunge: “Per produrre 15 pacchetti di sigarette occorre abbattere un albero. Immaginate quanti alberi vengono tagliati e consumati. Fumare per 50 anni un pacchetto di sigarette al giorno, inoltre, significa consumare 1,4 milioni di litri d’acqua e produrre 5 tonnellate di anidride carbonica. Smettere di fumare non solo fa bene alla salute del singolo, perché significa bloccare un’attività che causa danni come asma e tumore, ma fa bene anche alla salute dell’ambiente”, conclude.