“Non so quanto Berlusconi sia intenzionato ad andare fino in fondo, capisco che essere eletto Presidente della Repubblica per lui sarebbe una rivincita, ma non è più un bambino e se non è sicuro di riuscire il rischio di una sconfitta sarebbe più dannoso. Per l’amor di Dio, ciascuno è libero di fare quello che ritiene opportuno, ma credo che mio padre non sarebbe andato allo scontro o alla conta dei voti”. Lo dice all’Adnkronos Stefano Andreotti, figlio del sette volte presidente del Consiglio, in vista dell’elezione del prossimo Presidente della Repubblica.
“Penso che diventare Capo dello Stato non sia stata la massima aspirazione per mio padre -aggiunge- non credo volesse chiudersi nel palazzo del Quirinale, ritengo che per lui sia stata già una grande gratificazione aver ricoperto il ruolo di presidente del Consiglio e ministeri di notevole prestigio, anche se naturalmente avrebbe considerato un riconoscimento e un onore essere chiamato alla più alta magistratura repubblicana”.
“Tante volte si è parlato di una sua candidatura, ma penso che realmente sia stato in corsa soltanto una sola volta, nel 1992, peraltro per una sola serata visto che si creò un dualismo con Forlani. Sicuramente avrebbe avuto modo di attingere voti anche fuori dalla Democrazia cristiana, anche se non so se sufficienti per bilanciare quelli che non sarebbero arrivati dalla Dc. Non so -conclude Stefano Andreotti- se Berlusconi abbia la tessa capacità di attrarre voti al di fuori del suo schieramento e soprattutto se questo sia compatto nel sostenerlo”.