Un compattezza a prova di tweet. Anzi, a prova di hashtag. I leader del centrosinistra, Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza, si sono incontrati stamattina e hanno rinserrato le fila in vista del voto di lunedì per il Quirinale. Per sottolinearlo hanno pubblicato un tweet identico con due parole chiave uguali, due hashtag: #tutti e #responsabilità. “Un segnale unitario importante”, come ha spiegato uno dei partecipanti a ridosso dell’incontro.
Più di un’ora di faccia a faccia, a casa del presidente del M5s a due passi dalla Camera, servito non tanto per discutere di un candidato al Quirinale: “Non c’è nessuna intesa sul nome perché ne parleremo con il centrodestra nei prossimi giorni”, ha detto Letta lasciando casa Conte. “Fare un nome, oltre che bruciarlo, significherebbe fare come il centrodestra”, spiega un Big del Pd. Piuttosto, l’occasione è servita per mettere a punto la strategia unitaria. “L’assalto al Colle della destra è fallito, ora un nome condiviso. Discutiamo”, le parole del segretario del Pd.
I leader progressisti considerano “finito il bluff di questi mesi: nessuno ha il diritto di prelazione sul Colle” e ora ancora più di prima “il candidato va scelto insieme”, come ha spiegato sempre Letta. Insomma, la porta del “dialogo” anche con centrodestra resta sempre aperta. “Ovviamente andranno rimosse dal tavolo candidature di parte, in particolare quella di Berlusconi”, come ha sottolineato invece Conte. Di sicuro Letta, Conte e Speranza hanno rafforzato l’idea di poter eleggere “una o un presidente autorevole in cui tutti possano riconoscersi”.
(Adnkronos) – Anche i calcoli di Roberto D’Alimonte, con la revisione dei rapporti di forza in Parlamento sino ad ora dati per scontati a favore del centrodestra, avrebbe gettato una luce diversa sui ragionamenti di Letta, Conte e Speranza. Sin qui, il fronte progressista non mostra alcuna incertezza. L’Odg dell’incontro di stamattina, però, presentava anche altri temi. Per esempio sarebbe stata messa sul tavolo “una opzione per ogni possibilità” per le prime votazioni, come confermano fonti parlamentari. Questo nel caso in cui il centrodestra decidesse di andare comunque su un nome di parte fino a quota 505 di quorum.
Diverse le possibili opzioni in campo. “Non presentarsi in aula alle prime tre votazioni” è una delle possibilità trapelata da fonti 5stelle. Ma sia tra i grillini che nel Pd le idee sono diverse. “Meglio scheda bianca, che tra l’altro ‘pesa’ di meno perché è complicato attribuirle. Mentre tutti gli occhi sarebbero dall’altra parte, per contare i voti persi da Berlusconi…”, è la valutazioni di un deputato dem in un capannello in Transatlantico. Un altro fronte preferirebbe l’indicazioni di un nome. Quello di Liliana Segre era emerso in precedenza.
La tattica parlamentare, che procede specularmente alle scelte del centrodestra, andrà comunque messa a punto strada facendo. Non è escluso che i leader possano rivedersi e, in ogni caso, i contatti restano strettissimi. Anche perché se il “dialogo” auspicato portasse i suoi frutti, il quadro cambierebbe velocemente. E su questo la discussione è aperta, a partire da un punto chiave: il futuro del premier. “La protezione di Draghi deve essere l’obiettivo di tutte le forze politiche”, ha sottolineato Letta. In casa 5stelle, poi, il nome di Draghi continua ad accendere il dibattito. A fronte di indiscrezioni che parlavano di una posizione meno intransigente di Conte, fonti M5s hanno chiarito: “Nel vertice non si sono fatti nomi” e la linea è “per la continuità dell’attuale governo”.