(Adnkronos) – Alexion Pharma Italy, parte di AstraZeneca, annuncia che l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato la rimborsabilità di ravulizumab per il trattamento di pazienti adulti affetti da emoglobinuria parossistica notturna (Epn) con emolisi con sintomi clinici indicativi di elevata attività della malattia, e anche per pazienti adulti clinicamente stabili dopo essere stati trattati con eculizumab per almeno gli ultimi sei mesi. Ravulizumab è il primo e unico inibitore del complemento C5 a lunga durata d’azione, che offre sicurezza ed efficacia comparabili a quelle di eculizumab, con infusioni ogni 8 settimane rispetto a quelle ogni 2 settimane. L’annuncio è stato al centro una conferenza stampa online promossa da Alexion Pharma Italy, per fare il punto sulle novità di trattamento e i futuri standard di cura che consentiranno una migliore qualità di vita per i pazienti adulti affetti da questa malattia ematologica rara.
“L’emoglobinuria parossistica notturna è una malattia del sangue ultra-rara, debilitante e potenzialmente fatale – afferma Simona Sica, direttore Uoc Ematologia e trapianto di cellule staminali della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs Ucsc di Roma -. Siamo di fronte a una patologia molto variabile che comporta ritardi nella diagnosi e sintomi che possono cambiare nel tempo. La qualità della vita dei pazienti dipende proprio dai sintomi causati dalla malattia e dalla rapidità con cui viene diagnosticata per essere gestita in modo appropriato”.
L’Epn, che colpisce 2-5 persone ogni milione di abitanti, è una malattia caratterizzata dalla distruzione mediata dal complemento dei globuli rossi (emolisi) e dal rischio di coaguli di sangue (trombosi), che possono verificarsi in tutto il corpo e provocare danni agli organi e morte prematura. Può colpire uomini e donne di tutte le etnie, origini ed età, senza preavviso, con un’età media di insorgenza intorno ai 30 anni. La patologia – è emerso dal webinar – spesso non viene riconosciuta, con ritardi nella diagnosi che vanno da uno a più di cinque anni. La prognosi può essere scarsa in molti casi, quindi una diagnosi tempestiva e accurata – oltre a un trattamento appropriato – è fondamentale per migliorare i risultati dei pazienti.
“Tutto ciò che può migliorare la qualità di vita delle persone affette da emoglobinuria parossistica notturna ci fa piacere”, sostiene Sergio Ferini Strambi, presidente dell’Associazione italiana emoglobinuria parossistica notturna. Ravulizumab agisce bloccando la proteina C5, elemento della cascata terminale del complemento, una parte del sistema immunitario dell’organismo che nell’Epn è attivata in modo incontrollato. L’azione di ravulizumab si mantiene per le otto settimane che intercorrono tra le somministrazioni ed elimina la riattivazione dell’emolisi associata a un’inibizione incompleta della proteina C5.14,15
“Oggi i pazienti possono contare su un farmaco che riduce l’emolisi in modo estremamente significativo – ricorda Wilma Barcellini, responsabile Uos Fisiopatologia delle anemie, Fondazione Irccs Ca’ Granda ospedale maggiore Policlinico di Milano -. Tuttavia, la terapia comporta un’infusione ogni due settimane, che può essere un impegno importante per i pazienti e i caregiver. Avere a disposizione un farmaco come ravulizumab, che ha un minor carico di trattamento ma la stessa efficacia e sicurezza, è un importante passo avanti per i pazienti con Epn”.
L’approvazione dell’Aifa si basa sulla valutazione di una presentazione clinica ed economica completa da parte di Alexion, nonché sulle prove fornite dagli esperti clinici. In seguito al parere della Commissione tecnico-scientifica dell’Aifa, la determina di riclassificazione ai fini della rimborsabilità del medicinale per uso umano ravulizumab è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 5 gennaio 2022.
“Siamo orgogliosi di aver raggiunto questo traguardo importante – il commento di Anna Chiara Rossi, Vp & General Manager Italy, Alexion, AstraZeneca Rare Disease -. La rimborsabilità di ravulizumab rappresenta per noi la realizzazione di ciò per cui lavoriamo ogni giorno: trasformare la vita delle persone affette da malattie rare e disturbi invalidanti, come l’emoglobinuria parossistica notturna. Siamo convinti che ravulizumab abbia le potenzialità per diventare il nuovo standard di cura per il trattamento di questa patologia, perché grande è il beneficio che questo trattamento rivoluzionario può portare in termini di qualità di vita dei pazienti e di chi se ne prende cura”.
Ravulizumab è approvato nell’Unione europea per il trattamento di pazienti adulti affetti da Epn con emolisi e uno o più sintomi clinici indicativi di elevata attività di malattia, nonché per pazienti adulti clinicamente stabili dopo il trattamento con eculizumab per almeno i sei mesi precedenti. Negli studi clinici di Fase 3, in pazienti con Epn naïve agli inibitori del complemento e pazienti con Epn stabile in trattamento con eculizumab, il trattamento con ravulizumab per via endovenosa ogni otto settimane ha dimostrato non-inferiorità rispetto al trattamento endovenoso con eculizumab ogni 2 settimane per tutti gli 11 endpoint. Ravulizumab ha ottenuto la designazione di farmaco orfano per il trattamento di pazienti con Epn negli Stati Uniti e in Giappone.
Ravulizumab agisce sul sistema immunitario, per questo motivo può ridurne la capacità di combattere le infezioni. A causa del suo meccanismo d’azione, l’uso di ravulizumab aumenta la suscettibilità del paziente all’infezione/sepsi meningococcica (Neisseria meningitidis). Può verificarsi un’infezione meningococcica dovuta a qualsiasi sierogruppo. Per ridurre il rischio di infezione, tutti i pazienti devono essere vaccinati contro l’infezione meningococcica almeno due settimane prima di iniziare il trattamento con ravulizumab, a meno che il rischio di ritardare la terapia con ravulizumab non superi il rischio di sviluppare un’infezione meningococcica. I pazienti che iniziano il trattamento con ravulizumab prima che siano trascorse 2 settimane dalla somministrazione del vaccino contro il meningococco devono ricevere una profilassi antibiotica appropriata fino a 2 settimane dopo la vaccinazione. Nelle donne in gravidanza – è stato sottolineato in conferenza stampa – l’uso del farmaco può essere considerato dopo una valutazione dei rischi e dei benefici. Inoltre, non è noto se ravulizumab sia escreto nel latte materno. Studi preclinici di tossicologia riproduttiva, condotti nel topo con la molecola surrogata murina BB5.1, non hanno evidenziato sulla prole eventi avversi derivanti dal consumo di latte delle madri trattate. Poiché molti medicinali e immunoglobuline sono escreti nel latte materno umano e a causa delle potenziali reazioni avverse gravi nei lattanti, l’allattamento deve essere interrotto durante il trattamento con ravulizumab e fino a 8 mesi dopo.