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Die Walkure (La Valchiria) di Wagner diretta da Zubin Mehta apre il Maggio Musicale 2013 tra volantini di protesta e lunghi applausi in sala

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valchiriaDopo le polemiche che da tempo coinvolgono lo stabile e i
suoi dipendenti, Die Walkure, l’opera in tre atti di Richard Wagner
diretta dal maestro Zubin Mehta, irrompe sul palco con una
scenografia, curata dal regista Carlus Padrissa membro del gruppo
teatrale La Fura dels Baus , densa di un fascino tutto metafisico e
accompagnata da un cast straordinario: Torsten Kerl e Erik Nelson(
Siegmund); Stephen Milling (già Hunding nel 2007); Juha Uusitalo,
Wotan (già interprete nel 2007); Elena Pankratova (Sieglinde);
Jennifer Wilson (già Brünnhilde nel 2007); Daniela Denschlag (Fricka).
E nell’anno del bicentenario della nascita del compositore tedesco
quale modo migliore per inaugurare il programma di opere e concerti
dell’ente lirico fiorentino? La nota d’inizio spetta allora alle
celebri valchirie del ciclo bretone wagneriano già portato in scena
nel 2007 e memore di grandi successi ed importanti riconoscimenti
(premio Abbiati per  le scene, i costumi ed i video per la regia di
Alejandro Stadler).

valchiria-1In teatro qualche posto a sedere rimane vuoto, ma all’entrata del
Direttore d’orchestra un lungo applauso accoglie il primo atto
dell’opera.  Due imponenti schermi sullo sfondo introducono assieme all’overture la storia dell’amore incestuoso tra i due gemelli Siegmund e Sieglinde.  Stelle e pianeti si alternano alle immagini
della foresta, dove la proiezione di un frassino “psichedelico” custodisce la spada “figlia della necessità” destinata all’eroe libero wagneriano. Gli abiti “futuristici” e le grosse gru che sollevano in aria gli dei del Walhalla, abilmente manovrate, arricchiscono la ribalta con coreografie e ampi movimenti aerei.

In un crescendo di emozione e simpateticità (tanto cara alla filosofia
di Wagner) la celebre Cavalcata apre il terzo e ultimo atto di
quest’opera, arrivata addirittura alla sua settimana messa in scena
sul palco del Teatro Comunale (la prima fu nel 1932 diretta da
Vittorio Gui). Una volta calato il sipario e svolti gli applausi di
rito, si torna alla cruda realtà in un’atmosfera dal sapore agrodolce,
con un dovuto parallelismo tra la tragedia wagneriana della povera
Valchiria e il ridimensionamento di una delle istituzioni
culturali della nostra città. Apprezzata in tutto il mondo.

Chiara Morellato

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