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Gas e prezzo carburanti, così si lotta contro l’inflazione

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(Adnkronos) –
L’inflazione toppo alta è un problema, per tutti ma soprattutto per le fasce di popolazione meno abbienti, più esposte alla riduzione del potere d’acquisto. E dato che l’inflazione è spinta soprattutto dai prezzi dell’energia, è da qui che è necessario partire. Dal gas, con il tentativo di mettere un tetto europeo al prezzo, ai carburanti, che saranno influenzati anche dagli effetti dell’embargo sul petrolio russo. 

Qualsiasi analisi economica in questa fase non può prescindere da questi punti fermi. Sarebbe così in ogni congiuntura simile ma è ancora più evidente quando a soffiare sull’andamento dei prezzi sono in venti di una guerra incerta come quella in Ucraina, che si allunga aumentando l’incertezza e che rischia anche di fermare la crescita a livello globale. 

“L’inflazione crea dei trasferimenti di ricchezza e penalizza le famiglie più povere, il Governo ha speso già circa 30 miliardi per mitigare gli effetti dei prezzi dell’energia”, ha ricordato il premier Mario Draghi, parlando in conferenza stampa al termine del Consiglio europeo. Parole che rivendicano quanto è stato fatto ma che attestano anche la consapevolezza di quanto è ancora necessario fare. 

Tra le cose da fare, ce ne sono alcune che si possono e si devono fare a livello nazionale. Tra le altre, continuare a sterilizzare una parte dell’aumento dei prezzi dei carburanti. Continuano a salire, seguendo le quotazioni internazionali dei prodotti raffinati, e la media nazionale in self service è oltre 1,91 euro/litro per la benzina e 1,83 euro/litro per il gasolio. 

“E’ molto probabile”, sostiene la sottosegretaria al Mef Maria Cecilia Guerra che il governo proceda con nuovi interventi sulle accise per contenere il caro-benzina. “L’aumento dei prezzi fa aumentare anche il gettito dell’Iva che non vogliamo mettere nelle casse dello Stato ma lo utilizziamo per abbassare le accise e tenere calmierato il prezzo”, ha spiegato. Il problema, su questo fronte, è quello che hanno evidenziato alcuni economisti, e tra questi, meglio di altri, Carlo Cottarelli quando dice che “si stanno dando soldi anche a chi gira in Ferrari”. Nella sostanza, gli sconti generalizzati non aiutano a risolvere il problema indicato da Draghi, quello del trasferimento di ricchezza che si somma alle conseguenze più rilevanti che derivano dall’aumento dei prezzi per chi guadagna meno o ha meno da spendere. Servirebbero misure più selettive e finalizzate ai redditi bassi. Sono più difficili da costruire ma consentirebbero di indirizzare i sostegni anche nel senso dell’equità.  

Poi, c’è l’altro fronte caldo, quello del gas. Anche con l’esclusione dell’ipotesi di arrivare a un embargo sul gas russo, e lavorando per raggiungere nel giro di qualche anno l’indipendenza dalla Russia, il problema del costo del gas resta. E può essere risolto solo a livello europeo, perché un intervento nazionale, sollecitato più volte anche dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi, creerebbe inevitabilmente una distorsione del mercato che finirebbe per penalizzare chi impone un prezzo diverso dagli altri. Serve, ci sono pochi dubbi, un tetto europeo al prezzo del gas.  

L’Italia sta provando a ottenerlo da mesi, perché è il paese che usa più gas nella produzione elettrica ed è quindi il paese più esposto al rialzo delle quotazioni. I prezzi, è fuori di dubbio, in questo momento sono oggettivamente troppo alti. Basta guardare le medie storiche e anche confrontare i prezzi con i costi di trasporto verso l’Europa.  

Per questo, la soluzione sembra obbligata anche se complicata nella sua attuazione. “Sarà difficile, imbarazzante, creerà problemi, ma il tentativo di porre un tetto al prezzo del gas va fatto. Tutti vorremmo che i mercati funzionassero senza intervento, liberamente, grazie alla virtù della mano invisibile, ma questo accade, di solito, in condizioni normali, mentre quando arrivano eventi eccezionali, come una guerra, le cose cambiano”, scrive Davide Tabarelli, il presidente di Nomisma Energia sul Sole 24 ore. Con una guerra le cose cambiano, con una guerra che si pensava breve e che invece complica quotidianamente lo scenario, servono decisioni straordinarie, in Italia e in Europa. I primi passi si stanno facendo, con la Commissione Ue che ha ricevuto ufficialmente il mandato per studiare la fattibilità del price cap, ma il tempo stringe.  

(di Fabio Insenga)