Nuovi tagli al gas da parte della Russia, anche all’Italia, e i prezzi volano. A fronte di una richiesta giornaliera di gas da parte di Eni pari a circa 63 milioni di metri cubi, la russa Gazprom ha comunicato che fornirà solo il 50% di quanto richiesto (con quantità effettive consegnate pressoché invariate rispetto ieri)ha comunicato l’Eni sul sito del gruppo.
“I motivi per i tagli di forniture che colpiscono un po’ tutta l’Europa ci viene detto sono tecnici, una delle spiegazioni è che la manutenzione è difficile a causa delle sanzioni. Da parte della Germania e nostra e di altri riteniamo che queste siano bugie, che in realtà ci sia un uso politico del gas, come c’è un uso politico del grano”, aveva detto il premier Mario Draghi, parlando a Kiev dopo l’annuncio della riduzione della fornitura all’Italia da parte di Gazprom.
Gazprom ha tagliato il gas anche alla Slovacchia. Le forniture ieri sono state del 50 per cento su quanto previsto dal contratto, ha reso noto l’azienda dell’energia Spp, citato dall’agenzia Tass. Le forniture sono calate gradualmente negli ultimi giorni. Del dieci per cento martedì, del 15 per cento mercoledì e di oltre un terzo ieri. I serbatoi di gas sono pieni al 52 per cento. Il governo non denuncia quindi una emergenza. La Slovacchia acquista dalla Russia più dell’80 per cento del suo fabbisogno, nel 2009 era del 100 per cento.
Nel frattempo il prezzo del gas torna a crescere. Dopo aver toccato un massimo a 148,75 euro giovedì dopo gli annunci di Gazprom che ha nuovamente ridotto i flussi del gas attraverso Nord Stream, il prezzo del gas che era tornato a 128,105 euro in chiusura di giornata, ieri è tornato al rialzo: intorno alle 12 di ieri all’hub olandese Ttf si attestava a 128,105 euro a megawattora, in crescita del 3,008%.
Il balzo è appunto frutto di diverse dinamiche: dalle riduzioni di gas annunciate da Gazprom sul Nord Stream 1 e sui flussi diretti a Eni fino alla notizia che l’hub nel golfo del Texas, dal quale parte il Gnl statunitense per l’Europa, è fermo. Con una guerra energetica che torna a spaventare l’Europa, prosegue la ricerca di nuovi partner per le forniture del gas.
Egitto e Israele sono in primo piano. Innanzitutto, è trapelata l’indiscrezione che l’Eni sia in trattative per aumentare le importazioni di gas dall’Egitto all’Italia e all’Europa. Il colosso italiano ha già un accordo con l’azienda energetica egiziana EGAS per aumentare i flussi di gas naturale liquefatto verso l’Europa di 3 miliardi di metri cubi all’anno.
La nuova – potenziale – intesa vedrebbe Eni ed Egitto aggiungere capacità di esportazione in Italia oltre tale livello entro i prossimi due anni. Inoltre, l’Ue ha firmato un memorandum d’intesa con Egitto e Israele, per un accordo sul gas israeliano liquefatto di passaggio negli impianti di lavorazione egiziani prima di essere spedito in Europa.
In questo contesto, la visita contemporanea di Draghi e von der Leyen a Tel Aviv è il chiaro segnale di quanto si stia facendo fitta la rete di relazioni diplomatiche con gli Stati che possono vendere combustibile e sostituire la Russia.
Le mire energetiche europee in Israele puntano al cavo elettrico che collega Israele con Cipro e la Grecia e a un gasdotto per gas naturale e idrogeno nel Mediterraneo orientale.
Per quanto riguarda l’Italia, Tel Aviv è cruciale per sfruttare il Leviathan, un enorme giacimento a 130 km da Haifa nella zona economica esclusiva e confinante con il giacimento Zhor, in Egitto, scoperto dall’Eni.
Si prevedono riserve di 600 miliardi di metri cubi, che diventerebbero 900 aggiungendosi al giacimento Tamar, attivo dal 2013.