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Bretella da Signa a Prato. Per i Pm “Non ci fu corruzione” L’ex assessore Conti:”Si chiude una vicenda dolorosa”

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contiAll’ex assessore regionale alle infrastrutture, Riccardo Conti, la procura  non contesta più il reato di corruzione ma una truffa da mille euro. L’indagine, ora chiusa, era nata su un’opera finanziata dalla Regione con 29 milioni di euro ma mai realizzata, la bretella autostradale Lastra a Signa-Prato.  “Per me si chiude una vicenda molto dolorosa. Non ci deve essere alcun cittadino al di sopra di ogni sospetto: quando c’è da indagare è giusto indagare. Ma ora che sono stato oggetto di una lunga attività di indagine, con intercettazioni e quant’altro, visti i risultati, mi sento quasi al di sopra di ogni sospetto”.  Prima di passare ad analizzare la sua vita politica Conti si lascia andare ad una battuta, alzando il maglione.  “Anche se ne avessi bisogno non porterò mai in vita mia bretelle”. Poi parla e spiega l’accusa di truffa  rimasta in piedi.  ”Dopo aver analizzato 20 anni di attivita’ da amministratore – ha aggiunto Conti – e una vita politica ben piu’ lunga mi ritengono imputabile per una truffa da mille euro, una vicenda che sarà facile chiarire davanti al giudice: quei soldi sono serviti all’associazione Viviani per pagare un ragazzo che ha lavorato a lungo nell’organizzazione di una manifestazione. Ci sono testimoni, fatture e il bilancio dell’associazione a dimostrarlo”. Conti ha ricordato di aver ”sospeso” l’attivita’ politica. Se questa chiusura indagine fosse arrivata prima, ha aggiunto, ”magari mi sarei candidato alle primarie per il Parlamento”. Conti ha poi chiesto scusa all’ex assessore comunale Graziano Cioni e al procuratore Giuseppe Quattrocchi per alcune considerazioni ”sgradevoli” espresse nei loro confronti ed emerse dalle intercettazioni. Su quelle è intervenuto il difensore di Conti, l’avvocato Massimiliano Annetta. ”Ne chiederò la distruzione – ha annunciato – come sancito anche dalla Corte Costituzionale nella vicenda Napolitano-Mancino”. In alcune, infatti, compaiono conversazioni fra indagato (Conti) e difensore (Annetta) che non potrebbero essere utilizzate nelle indagini.

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