(Adnkronos) – Resta alta la tensione in casa Forza Italia, alle prese con le liste elettorali. I tempi sono strettissimi (lunedì alle 20 vanno depositate le candidature), ma fino ad ora non è bastata una maratona no stop, notte compresa per uscire dallo stallo e chiudere la partita. La trattativa prosegue a singhiozzi, tra stop and go e veleni. Ci sono malumori in Veneto, legati soprattutto alle scelte dei vertici del partito sulla griglia dei nomi, a cominciare dalla decisione di ‘dirottare’ nell’uninominale della Basilicata il presidente del Senato, la padovana Maria Elisabetta Casellati, eletta nel 2018 in Veneto, circoscrizione 1. Nel collegio di Padova (ora Veneto 2 secondo le modifiche dovute al taglio del numero dei parlamentari) dovrebbe candidarsi la bolognese Annamaria Bernini, capogruppo al Senato azzurro. Maldipancia ci sarebbero, quindi, in Basilicata, ma soprattutto nel Lazio e anche in Lombardia dove si preannunciano esclusioni eccellenti per il ‘sovraffollamento’ degli uscenti.
Allo stato, dunque, ancora nessuna fumata bianca e tutto lascia pensare che ci sarà bisogna di una nuova notte di contrattazione per arrivare a depositare le liste domani mattina. Intanto, le voci corrono e si fanno sempre più insistenti quelle su una possibile candidatura, in quota Fi, per il presidente della Lazio Claudio Lotito nel maggioritario del Senato in Molise (il collegio uninominale della Camera spetterebbe a Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, posto ‘garantito’ ai centristi da Fdi). Secondo questo schema, raccontano, avrebbe poche possibilità di essere rieletta la deputata Annaelsa Tartaglione, attuale coordinatrice regionale del partito, anche perché se dovesse correre come capolista nel proporzionale della Camera, questo sarebbe un posto considerato perdente.