(Adnkronos) – La discussa telecronaca di Lele Adani? “Io penso che una voce tecnica in linea di massima non dovrebbe mai sentirsi più importante del telecronista. Il discorso è di complementarietà, ma in questo discorso di complementarietà c’è una prima voce e una seconda voce. Chiaro che Adani deve continuare ad essere Adani, ma deve ricordarsi il contesto in cui opera”. Parola di Marino Bartoletti che all’Adnkronos sintetizza così le polemiche scatenatesi in merito alle telecronache di Lele Adani, seconda voce tecnica della Rai ai Mondiali di Calcio 2022 e protagonista di un dibattito social e mediatico sul tenore dei suoi commenti in partita esplosi al termine di Argentina – Messico.
“Io credo di essere uomo di mondo -dice il noto giornalista sportivo- Anche io penso che la direttrice di Adani, e forse l’ha fatto, dovrebbe dirgli ‘ricomponiti un attimo, perché non fai fare bella figura a chi è a fianco a te, alla narrazione di un Mondiale. Ma è ovvio che nel momento in cui ingaggi Adani, è abbastanza evidente che lui si comporti da Adani, soprattutto quando c’è di mezzo l’Argentina”.
In medio stat virtus, spiega Bartoletti, anche perché “si passa rapidamente a seconda degli umori da ‘quanto sono noiose le telecronache di questi della Rai, vuoi mettere quelle di Sky’ a ‘accipicchia, questo lo dobbiamo sospendere perché fa tanta confusione’. Ovviamente la via di mezzo sarebbe auspicabile”. In conclusione, spiega il giornalista, “anche io penso che abbia leggermente ecceduto e mi ha fatto sorridere, conoscendo benissimo Stefano Bizzotto, il grande e divertente stridore tra il mio grande e composto amico e l’euforia di Adani”.
Il noto giornalista e opinionista sportivo fa poi con l’Adnkronos un’analisi a tutto tondo su questi Mondiali, polemiche incluse. “Previo il disgusto per il luogo nel quale siamo capitati, io appartengo anche al partito di chi dopo essersi decisamente arrabbiato per la svendita che il calcio ha fatto di se stesso, pensa anche che indignarsi adesso, all’alba del novembre 2022 quando questa cosa è nota semplicemente da 12 anni mi sembra al limite dell’ipocrisia”, dice il giornalista sportivo. Adesso, dunque, “cerchiamo adesso comunque di esportare dei valori sani -scandisce Bartoletti- che a questo punto sono fatti dei piccoli grandi messaggi che siano un’amplificazione nel mondo delle criticità, chiamiamole così con eleganza, del luogo che ci ospita”.
Detto questo, “anche partendo da un po di freddezza come nel mio caso, un’occhiata alle partite la dai ed è chiaro che non puoi non appassionarti a quello che vedi. Perché a me sembra veramente un bel Mondiale dal punto di vista calcistico, molto variopinto e con ottime possibilità di un grande esito qualunque sia”, è l’opinione dell’esperto cronista. Che su Leo Messi, e la sua brillantissima prestazione in Argentina – Messico, analizza: “Il grande sceneggiatore della vita e del calcio ha fatto sì che se la vedesse brutta per poi far capire al mondo che non è vero quello che si è sempre detto, cioè che non abbia mai preso per mano la sua Nazionale. La grande discriminante tra Messi e Maradona era quella che Messi avesse fatto vincere squadre che forse avrebbero vinto lo stesso, Maradona ha fatto vincere squadre che non avrebbero vinto mai. Ecco, con il gol dell’altra sera in Argentina – Messico, Messi si è ‘maradonizzato’. Ad un tratto, non era Argentina Messico 1-0 ma Messi – Messico 1-0”.
E facendo un pronostico, o più che altro un auspicio, Bartoletti spiega: “You may say I’m a dreamer, come diceva John Lennon. Ecco, il dreamer che c’è in me, fermo restando che la squadra favorita non può non essere la squadra che ha Mbappé, spero in una finale Argentina – Portogallo, perché l’Argentina è comunque una delle favorite e il Portogallo è la prima delle outsider. E così, in questa ordalia finale tra Messi e Ronaldo, ci toglieremo il pensiero di sapere chi è stato veramente il più grande”.