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La promessa del Ponte, cosa dice la storia della Stretto di Messina spa

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(Adnkronos) – Il Ponte sullo Stretto di Messina si farà. Non ci sono dubbi secondo il ministero delle Infrastrutture. “Sarà il ponte strallato più lungo al mondo, il fiore all’occhiello della ingegneria italiana: 3,2 km a campata unica per traffico veicolare e ferroviario”. La pagina relativa all’opera sul sito del Mit spiega anche cosa significa il Ponte per chi ne ha riproposto con forza il valore strategico. “Il Ponte sullo Stretto di Messina (tra Sicilia e Calabria) è la sfida del Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e di tutto il governo di centrodestra, da pochi mesi alla guida del Paese”.  

Un’opera, si legge ancora, “imponente di cui si parla da decenni e la cui realizzazione diventa concreta: all’indomani dell’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto che dà nuova vita alla società Stretto di Messina, si prevede per luglio 2024 la progettazione esecutiva e l’inizio dei lavori”. Si farà veramente? E si farà nei tempi indicati? Dipenderà dalla volontà politica, dalla capacità di reperire le risorse necessarie e da quella di gestire un iter complesso, che sarà sicuramente meno lineare di quanto promesso.  

A sintetizzare tutti i dubbi, i rischi e le incognite legate alla costruzione del Ponte è proprio la storia della società che si è scelto di riesumare, la Stretto di Messina spa. Nasce più di quarant’anni fa, nel 1981, con un capitale controllato da Italstat, poi Iritecna, e Iri, e la partecipazione con quote uguali di Fs, Anas, Regione Calabria e Regione Siciliana. Nel tempo l’assetto azionario subisce modifiche, i contratti stipulati con vari contractor portano a richieste di risarcimento milionarie. Con l’alternarsi dei governi, soprattutto tra il 2006 e il 2009, si fanno passi avanti e poi i corrispondenti passi indietro. Nel 2011 arriva il progetto definitivo, a campata unica, unendo due località che si chiamano Ganzirri e Contrada Piale. Ma non si va più avanti. E la vita operativa della società, di fatto, si chiude nel 2013, con la messa in liquidazione. Aprendo però una nuova stagione di problemi.  

In una delibera della Corte dei Conti dell’ottobre 2018, che porta un titolo esaustivo ‘La problematica chiusura della liquidazione di Stretto di Messina spa’, ci sono molti degli elementi che oggi ricorrono. Ricorsi pendenti, contenziosi, Amministrazioni inerti. Nel corso degli anni, rileva la Magistratura contabile, la concessionaria ha richiesto nei confronti delle amministrazioni statali, per le proprie pregresse attività, più di 300 milioni. Visto il perdurare della liquidazione senza conclusione da oltre otto anni, il disegno di legge di bilancio per l’anno 2021 ne dispone la liquidazione ex lege con effetto immediato ma la disposizione è stralciata dalla Presidenza della Camera dei Deputati. Fino alla decisione di questo governo, con la società che viene riattivata nella Legge di Bilancio, e il decreto approvato in Cdm.  

Fa fede sempre il sito del Mit. Il Consiglio dei Ministri “ha dato il via libera a un testo che consente l’immediato riavvio del percorso di progettazione e realizzazione dell’opera”. Come? “Rinasce la Società Stretto di Messina che avrà una nuova e più moderna governance. È prevista una solida partecipazione del Mef e del Mit, a conferma dell’importanza che il governo attribuisce al collegamento stabile tra Calabria e Sicilia”. In concreto, “si riparte dal progetto definitivo del 2011 che verrà adeguato alle nuove norme tecniche, di sicurezza e ambientali”. Il decreto, però, non c’è. E’ stato approvato salvo intese, la formula che si usa quando si approva una cornice, con il testo che arriverà dopo i necessari approfondimenti tecnici che mancano. Per ora, di fatto, per il Ponte sullo Stretto c’è un nuovo tentativo. Una promessa. (di Fabio Insenga)