Sei assolti su sette imputati nel processo sulla trasformazione urbanistica di Castello, l’area di 170 ettari edificabili a nord di Firenze sotto sequestro dal 2008. L’unico condannato, a 1 anno di reclusione, e’ l’ex assessore all’Urbanistica del Comune di Firenze, Gianni Biagi (Pd), con interdizione dai pubblici uffici per un anno e sospensione della pena. Tra gli assolti, oltre a Fondiaria-Sai e al presidente onorario della compagnia, Salvatore Ligresti, c’e’ anche Graziano Cioni, l’ex assessore alla Sicurezza di Palazzo Vecchio, noto come ‘lo sceriffo’ per la sua ordinanza anti-lavavetri. ”La piu’ grande soddisfazione – ha detto Cioni ai cronisti nell’aula del Tribunale, dopo la lettura della sentenza da parte del presidente della Corte d’Assise, Francesco Maradei – e’ stato vedere piangere dalla gioia la mia figlia piu’ piccola. Per quattro anni l’hanno considerata la figlia di un corrotto. Anche Biagi, sono sicuro, verra’ assolto in appello”. E ai giornalisti che gli chiedevano se ci sia un ‘problema giustizia’ in Italia, lo ‘sceriffo’ risponde: ”Certo che c’e”’. Quindi, una stoccata al Pd: ”Dal mio partito mi aspettavo piu’ solidarieta’. Di piu”’. Cioni, nel 2008, era uno dei quattro candidati del Pd alle primarie per la carica di sindaco, che verranno poi vinte da Matteo Renzi, ma dovette rinunciare alla corsa proprio per l’avviso di garanzia ricevuto nell’ambito del processo Castello.