“Nuoce gravemente alla salute”. In Irlanda l’etichetta con gli alert sanitari sugli alcolici, vino compreso, è diventata legge. L’etichetta che dal 2026 sarà obbligatoria, prevede una serie di avvertenze sul consumo di alcol in generale tra le quali il rischio di malattie del fegato e tumori.
Ma nei Paesi produttori di vino, Italia in testa, non ci si rassegna. “Lavoreremo insieme al collega Tajani, con il quale ci stiamo confrontando proprio in queste ore, per capire, anche insieme alle altre nazioni europee, come Francia e Spagna, ma non solo, che hanno sottoscritto con noi un documento di forte critica all’azione irlandese, per contrastare questa scelta dell’Irlanda anche in nome della difesa di un mercato europeo che sia rispettoso di prodotti di ogni nazione”. E’ il commento, a caldo, del ministro dell’Agricoltura e Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. “La stigmatizzazione del vino da parte dell’Irlanda, che come si sa non produce vino, crea una turbativa all’interno del mercato” asserisce Lollobrigida ribadendo il concetto che “riteniamo scorretta l’azione dell’Irlanda perché una cosa è informare e invitare alla moderazione, che riteniamo giusto, una cosa è dire che un prodotto a prescindere dal quantitativo che si assume fa male”.
Ma gli esperti si dividono. “L’attacco al vino italiano, a cui stiamo assistendo, non ha nulla di scientifico, e a confermarlo sono i numeri ufficiali degli istituti di ricerca”, afferma la Società italiana di medicina ambientale (Sima) commentando la legge varata in Irlanda. “Non si comprende perché ci si concentri sui rischi legati al consumo di vino nascondendo ipocritamente sotto il tappeto le polveri sottili (Pm10, Pm2.5 e via di seguito) responsabili secondo l’Eea di oltre 400.000 decessi prematuri ogni anno in Europa”, sottolinea il presidente Sima, Alessandro Miani. “Questo non significa voler sottovalutare il problema dell’alcol che – precisa – deve essere affrontato non tanto attaccando la produzione vinicola italiana, quanto contrastando ad esempio gli abusi nel consumo di alcolici e superalcolici tra i giovanissimi”.
Di segno contrario l’opinione di Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, “Molto bene. Non possiamo che essere contenti” del fatto che in Irlanda sia passata questa legge. “E’ una politica che va bene perché l’alcol è negativo, è cancerogeno e quindi tutto quello che si può fare per diminuire i consumi è importante”. Garattini spiega il valore di questo tipo di etichette, prendendo come esempio un settore in cui a suo dire la strategia ha funzionato: il fumo. “Quello che è stato fatto per le sigarette – ragiona – è stato importante, perché è diminuito molto il consumo nel tempo. Purtroppo poi si sono messe le donne a fumare, altrimenti avremmo avuto una forte diminuzione”.
Meno netto l’infettivologo Matteo Bassetti per il quale “equiparare ‘tout court’ il vino alle altre bevande alcoliche, come birra o superalcolici, è un errore. Nessuno nega che nel vino c’è l’etanolo che ha effetti cancerogeni, ma sappiamo bene che ci sono effetti anche positivi. Credo che mettere l’etichetta sul vino dicendo ‘nuoce alla salute’ sia giusto se la stessa viene posizionata su tutte le cose che nuocciono alla salute, dalle merendine alle conserve o alla bibite gassate. Oppure i prodotti dove ci sono conservanti e coloranti. Quella in Irlanda è una crociata contro il vino, evidentemente è un esercizio giusto da un certo punto di vista ma è uno squilibrio farlo per il vino e non per altri prodotti”.