Nell’area euro “gli ultimi dati disponibili suggeriscono che gli indicatori delle pressioni inflazionistiche di fondo rimangono elevati e, sebbene alcuni mostrino segni di moderazione, non vi è alcuna chiara evidenza che l’inflazione di fondo abbia raggiunto il picco”. Lo ribadisce la presidente della Bce, Christine Lagarde, in audizione a Bruxelles davanti alla commissione Econ del Parlamento Europeo, presieduta da Irene Tinagli.
“Secondo la stima flash di Eurostat – continua Lagarde – l’inflazione complessiva è diminuita rispetto al picco di ottobre e si è attestata al 6,1% a maggio. Sebbene negli ultimi mesi gli effetti di base abbiano portato a una certa variazione dell’inflazione energetica, il tasso è sceso a -1,7% a maggio. L’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari rimane elevata, ma sta diminuendo, e si è attestata al 12,5% a maggio, in calo rispetto al 13,5% di aprile”.
“Le pressioni sui prezzi rimangono forti. L’inflazione al netto di energia e alimentari è scesa al 5,3% a maggio dal 5,6% di aprile. Le pressioni al rialzo sull’inflazione primaria e di fondo continuano a provenire dalla trasmissione dei passati aumenti del costo dell’energia e delle strozzature dell’offerta, che tuttavia dovrebbero attenuarsi gradualmente. Le pressioni sui salari si sono ulteriormente rafforzate, a mano a mano che i dipendenti recuperano parte del potere d’acquisto perso a causa dell’elevata inflazione”.
“Con l’attenuarsi della crisi energetica, i governi” dell’area euro “dovrebbero ritirare tempestivamente, e in modo concertato, le relative misure di sostegno – ribadisce la presidente della Bce – per evitare di aumentare le pressioni inflazionistiche a medio termine, che richiederebbero una risposta di politica monetaria più energica”. La Bce “accoglie favorevolmente la raccomandazione della Commissione Europea agli Stati membri di ridurre nel 2023 le misure adottate in risposta allo shock dei prezzi dell’energia”, conclude.