«In queste settimane, con il coordinamento di Regione Toscana e Città Metropolitana, abbiamo mappato le frane che si sono manifestate dal 16 maggio in poi a seguito del maltempo. Questo modo di procedere può essere la prova generale di una struttura tecnica regionale che a oggi non esiste ma si rende sempre più necessaria per affrontare eventi avversi come quelli a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi». Queste le parole di Riccardo Martelli, presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana. «Il lavoro di rilevamento – spiega – è stato fatto con squadre miste composte, oltre che da geologi, da ingegneri e geometri, operando sulla viabilità comunale e della Città Metropolitana oltre che su vari attraversamenti dei corsi d’acqua. Una struttura tecnica regionale che operi in questa direzione non esiste ancora, ma dovrà essere creata, anche a seguito dell’accordo che è stato firmato fra Rete Toscana delle Professioni Tecniche e Regione Toscana per attività di protezione civile».
Quindi una mappa dei primi dati raccolti che la Regione tradurrà in interventi di consolidamento per il ripristino delle condizioni di sicurezza. «Nei tre Comuni più coinvolti dell’Alto Mugello, i dissesti hanno coinvolto principalmente il reticolo stradale e la stragrande maggioranza delle instabilità dei versanti è stata generata da problemi di regimazione delle acque superficiali – spiega Martelli -. Oggi la manutenzione di infrastrutture e territorio ha costi altissimi, che gli enti gestori non riescono a sostenere, ma è su questo aspetto che bisogna concentrare sforzi progettuali e investimenti. Ma è necessario anche pensare a una nuova pianificazione e gestione del territorio aperto, interpretandolo come la casa di tutti e applicando a questo i criteri che applichiamo nell’edilizia ordinaria: dobbiamo iniziare pensare agli interventi che vengono attuati nel territorio aperto in termini di manutenzione idrogeologica ordinaria e straordinaria e di ristrutturazione idrogeologica: interventi che necessitano in primis di una definizione normativa precisa e successivamente di una rigorosa programmazione.
Occorre considerare la progettazione delle aree urbane come conseguenza della programmazione del territorio aperto, al quale dobbiamo attribuire il ruolo di presidio, se vogliamo almeno mitigare gli effetti di eventi meteo estremi come quelli che si sono verificati un mese fa. E in tal senso risulta strategico un potenziamento della fase previsionale e di monitoraggio dei fenomeni atmosferici. Questi sono sforzi preventivi che abbiamo il dovere di porre in atto per la sicurezza del territorio e dei cittadini».