di Elisabetta Failla
Si è aperta il 7 luglio scorso a Palazzo Strozzi la mostra Yan Pei-Ming, Pittore di storie, la più grande mostra mai dedicata in Italia all’artista franco-cinese, parte del progetto Palazzo Strozzi Future Art sviluppato con la Fondazione Hillary Merkus Recordati. Una data insolita, questa per una retrospettiva che potrà essere visitata fino al prossimo 3 settembre.
Curata da Arturo Galansino, Direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, l’esposizione propone un percorso di oltre trenta opere che permettono di esplorare la potente e originale ricerca dell’artista sulla relazione tra immagine e realtà, in un cortocircuito tra vita personale e storia collettiva, simboli e icone della cultura e della storia dell’arte tra Oriente e Occidente.
Per l’artista la pittura è un mezzo di espressione ancora vivo ma che “non è una carezza – come ha specificato Arturo Galansino durante la presentazione – non è consolatorio. Ma deve anche far pensare con immagini forti come quelle che Yan Pei-Ming ci mostra”.
In mostra si alternano monumentali autoritratti e ritratti della madre e del padre o di personaggi storici come Mao Zedong e Adolf Hitler insieme a originali reinterpretazioni di opere come la Monna Lisa di Leonardo o l’Innocenzo X di Velázquez o di due copertine della rivista «Time» dedicate rispettivamente nel 2008 al presidente russo Vladimir Putin e nel 2022 a quello ucraino Volodymyr Zelensky (foto in alto). In diretta connessione con l’Italia l’esposizione ospita inoltre una sequenza di dipinti legati a celebri immagini fotografiche che hanno documentato drammatici momenti della storia italiana del Novecento, in una sorta di trilogia di deposizioni laiche: l’esposizione a testa in giù dei corpi di Benito Mussolini e Claretta Petacci a Piazzale Loreto a Milano nel 1945; il corpo riverso di Pier Paolo Pasolini all’idroscalo di Ostia nel 1975; il ritrovamento di Aldo Moro nel bagagliaio di un’auto a Roma nel 1978
Yan Pei-Ming è nato a Shanghai nel 1960 ed è cresciuto nel momento del culmine del culto della personalità di Mao e della Rivoluzione culturale. Nel 1978, due anni dopo la morte del Grande Timoniere, il regime comunista cinese ha intrapreso un ampio programma di “deMaozzazione” e liberalizzazione. Dopo essere stato respinto all’Accademia di Arte e Design di Shanghai, nel 1980, approfittando della riforma dell’istruzione introdotta da Deng Xiaoping nel 1977 che permette agli studenti cinesi di studiare all’estero, ha lasciato la Cina per la Francia. Nel 1981 ha iniziato a studiare all’École Nationale Supérieure des Beaux Arts di Digione, diplomandosi cinque anni dopo. Ben presto ha incontrato il successo con i suoi ritratti monocromatici, in particolare di Mao Zedong, che combinano tradizione occidentale e riferimenti culturali cinesi.
L’artista adora l’Italia dove ha passato diverso tempo quando era studente all’Accademia delle Belle Arti- “La prima volta che ho visitato gli Uffizi – ha raccontato – sono rimasto colpito dalla potenza dei quadri esposti. Firenze è la città più bella del mondo proprio perché qui si percepisce questa potenza culturale che esiste fin dai tempi dei Medici e dove il mecenatismo da allora è di casa – ha proseguito – Per me è un grande onore essere qui con le mie opere a Palazzo Strozzi, un luogo dove ogni artista contemporaneo vorrebbe esporre”.
Essere qui a Firenze ha inoltre offerto l’opportunità a Yan Pei-Ming – per donare alla Galleria degli Uffizi il suo Autoportrait, realizzato olio su tela nel 2022. “Come già avvenuto in passato, quando Ai Weiwei donò il suo autoritratto agli Uffizi, anche stavolta una mostra di Palazzo Strozzi è occasione per arricchire le collezioni delle Gallerie. – ha dichiarato il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – Questo gesto anticipa di una settimana l’apertura delle 12 nuove sale che, agli Uffizi, vengono dedicate all’esposizione degli autoritratti: come avveniva dal Seicento fino alla seconda Guerra Mondiale, fra pochi giorni queste opere ritorneranno a far parte del normale percorso di visita”