Tenuti in ostaggio da Hamas da oltre un mese, ricordati ieri a gran voce in una manifestazione a Tel Aviv organizzata dalle famiglie, che ora chiedono al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e al suo governo maggiore impegno per “riportarli a casa ora”. Un richiamo all’azione, quello del Forum ostaggi e famiglie scomparse, che si sono mobilitati nuovamente per gli oltre 200 rapiti chiedendo inoltre alla comunità internazionale e alla Croce Rossa che garantiscano assistenza medica agli ostaggi, “come fanno per Hamas”. Con loro, presente anche l’ex presidente israeliano Reuven Rivlin.
“Ci aspettiamo che il governo israeliano rispetti il contratto fondamentale che è stato infranto. Abbiamo già pagato il prezzo il 7 ottobre, ora tocca a voi”, si legge in un comunicato stampa dalla sede del Forum riportato dalla Cnn. “I nostri familiari sono imprigionati sottoterra a Gaza. Riportateli a casa adesso”, la richiesta dei familiari.
“Duecentotrentanove persone innocenti si sono addormentati la notte del 6 ottobre e in meno di 24 ore abbiamo perso ogni contatto con loro, senza alcuna informazione. Dov’è la Croce Rossa, l’organizzazione che dovrebbe prendersi cura di loro? I diritti umani? Perché non hanno chiesto di vedere le condizioni dei bambini”, le parole riportare dalla Cnn di Maayan Zin, madre della 15enne Dafna e di Ella, 8 anni, rapite dal Kibbutz Nahal Oz con il padre.
“Gli ostaggi vivi possono ancora essere restituiti e non dobbiamo fermarci finché non torneranno a casa. Mio padre è vivo e solo Dio sa come resiste nei tunnel sotterranei a 80 anni. Stanno aspettando che li salviamo. Aspettiamo che il primo ministro rispetti il contratto fondamentale che ha con i cittadini israeliani che è stato violato”, ha continuato Noam Perry, il cui padre 79enne Haim Perry è stato portato via dalla sua casa nel Kibbutz Nir Oz.
Dal canto suo, l’ex presidente Rivlin ha detto che si unisce alle famiglie nella richiesta di riportare a casa tutti gli ostaggi e ha esortato i leader mondiali a ottenere informazioni e ad agire in tutte le sedi per liberarli. L’ex presidente ha detto di aver contattato anche la Croce Rossa: “Come dovremmo rispondere alla vostra richiesta di fornire aiuti umanitari a Gaza quando non obbligate Hamas a permettervi di visitare tutti gli ostaggi?”, ha chiesto.
Orly Gilboa, madre della 19enne Daniela Gilboa rapita a Re’im, spiega di aver “finito la fase degli abbracci e dell’empatia. Voglio vedere azioni che porteranno mia figlia e il resto degli ostaggi a casa adesso.”
L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara intanto di “aver perso le comunicazioni con i suoi contatti dell’ospedale al Shifa, nel nord della Striscia di Gaza”. “Mentre continuano ad emergere orribili notizie di continui attacchi all’ospedale, riteniamo che i nostri contatti si siano uniti alle decine di migliaia di sfollati che stanno scappando dall’area”, si legge in un post dell’Oms sul social X.
Secondo Medici Senza Frontiere, i bombardamenti costanti impedirebbero al personale e ai pazienti di evacuare il più grande ospedale di Gaza poiché le risorse scarseggiano. L’esercito israeliano ha riconosciuto gli scontri con i miliziani di Hamas nei pressi dell’ospedale, ma ha tuttavia negato di aver sparato o di aver posto sotto assedio il centro medico.