(Adnkronos) – “Il nostro network svolge il ruolo di knowledge partner del B7 presieduto da Confindustria, sotto la guida di Emma Marcegaglia. Ciò significa che saremo in prima linea nel mettere a disposizione le nostre competenze e la nostra esperienza a supporto del B7, il più importante engagement group del G7, quest’anno a Presidenza italiana. Daremo quindi il nostro contributo nell’identificazione delle priorità chiave per il mondo del Business e nello sviluppo di policy recommendations per i leader delle maggiori potenze economiche al mondo, individuando i principali fattori abilitanti di crescita e sviluppo. Siamo consapevoli della responsabilità che accompagna il privilegio di assumere questo ruolo e lo facciamo mettendo in campo i massimi esperti del nostro network nazionale e internazionale”. Lo afferma all’Adnkronos Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia.
“In un mondo sempre più frammentato e multipolare – aggiunge Pompei – ma in cui le interconnessioni economico-finanziarie di un mondo globalizzato non sono del tutto venute meno, per affrontare efficacemente le sfide economiche più urgenti è necessario che i paesi del G7 agiscano in maniera congiunta verso obiettivi condivisi con azioni tempestive e mirate, che richiedono un impegno sinergico da parte di tutti, Istituzioni e imprese”.
Solo “con una più stretta collaborazione e il coordinamento tra investimenti pubblici e privati è possibile amplificare le opportunità per le nostre economie e guidare insieme le transizioni, mantenendo così quel ruolo di leadership economica che il G7 ha avuto finora”.
“L’Italia ha tutte le carte in regola per giocare le grandi partite di questi anni. Siamo la seconda manifattura europea e con l’export che cresce a livello mondiale possiamo avere l’ambizione di affrontare le transizioni digitale e tecnologica e quella ambientale, giocando un ruolo di primo piano in queste trasformazioni epocali”.
Confindustria e Deloitte hanno realizzato il B7 Flash, un report che ha messo in chiaro le principali priorità che dovrà affrontare la riunione ministeriale del G7 su industria, tecnologia e digitale sotto da guida del ministro Urso che si terrà il 14 e 15 marzo a Verona e Trento.
“Quello che vediamo grazie alla nostra presenza capillare sul territorio – spiega Pompei – è la grande attenzione per le trasformazioni in atto da parte delle imprese italiane. È chiaro, d’altra parte, che si tratta di una partita che non si gioca solo sul piano nazionale, ma a livello europeo. Oggi come Ue ci troviamo a confrontarci con potenze come gli Stati Uniti che hanno investito molto più di noi sulla riconversione dei sistemi produttivi – si pensi, ad esempio, all’Inflation reduction act. Come ha ribadito la presidente Marcegaglia, tutta l’Europa vive una crisi del suo modello di crescita che ne mette a rischio la competitività. La risposta deve essere a livello europeo. Non può essere ognuno per sé. Non a caso poche settimane fa Mario Draghi[, incaricato dalla presidente della Commissione Europea von der Leyen di redigere un rapporto sulla competitività dell’Ue, ha detto chiaramente che serve un piano di investimenti straordinario per l’Ue, arrivando a proporre la cifra di 500 miliardi di euro all’anno”.
E in merito alle sfide che il nostro Paese dovrebbe affrontare per essere competitivo, cogliendo appieno le opportunità del Pnrr, Pompei non ha dubbi: “serve un cambio di passo e una più stretta collaborazione tra pubblico e privato per indirizzare lo sviluppo economico del nostro Paese da qui ai prossimi decenni”.
Prima la pandemia e poi le recenti tensioni geo-politiche degli ultimi anni “hanno trasformato in maniera drastica lo scenario economico entro il quale operano i Paesi G7. Alla luce di questi cambiamenti – aggiunge il manager – risulta necessario ripensare le catene globali del valore, nella consapevolezza che l’incertezza del quadro che viviamo oggi potrebbe perdurare. In questo scenario complesso, i paesi del G7 pongono enfasi sulla necessità di commisurare le priorità di sicurezza economica e la necessità di mantenere il mercato e l’interscambio internazionali aperti, liberi, e multilaterali. Una sfida che nella sua complessità può sembrare distante dall’economia reale di tutti i giorni, ma che, in realtà, riguarda molto da vicino tutte le nostre imprese, sia in Italia sia nel resto dei Paesi del G7”.
“Le economie G7 – continua Pompei – rappresentano i giganti dell’economia mondiale e insieme producono oltre il 40% del Pil globale. In questo quadro il peso dell’industria manifatturiera è ancora molto rilevante: nel 2022 il settore manifatturiero globale ha raggiunto un valore di 16,2 mila miliardi di dollari per un peso medio del 16% circa sul Pil mondiale. Le recenti trasformazioni globali hanno, tuttavia, messo sotto pressione molte delle imprese dei Paesi G7: oltre al ripensamento delle catene globali del valore, le partite più importanti sono quelle legate alle molteplici transizioni in atto, tra cui quella digitale e tecnologica – si pensi all’exploit dell’Ai nell’ultimo anno – nonché la transizione energetica, climatica e ambientale. Si tratta di sfide che incidono sul nostro tessuto produttivo in maniera significativa, duratura, e irreversibile”.
Le sfide legate all’innovazione e alla digitalizzazione- continua- e le relative implicazioni tecnologiche, infrastrutturali, formative e di nuovi investimenti, sono protagoniste dell’epoca che stiamo vivendo. La trasformazione digitale e l’Intelligenza artificiale hanno un potenziale rivoluzionario e una rapidità di evoluzione senza precedenti che, se adeguatamente indirizzati, permetteranno di aumentare produttività e competitività in tutti i settori, favorendo al contempo una crescita più inclusiva”.
Per cogliere “appieno le opportunità di questa rivoluzione” e “assumere una posizione di leadership globale”, favorendo un utilizzo responsabile ed etico delle nuove tecnologie, “è necessario che imprese e Istituzioni dei G7 lavorino a stretto contatto – aggiunge Pompei – accompagnando le nostre economie nel radicale cambiamento in atto. Dalle Istituzioni ci si aspetta pertanto un quadro regolamentare che indirizzi l’Ia verso i principi etici che tutti auspichiamo, senza tuttavia rallentarne la sviluppo e il suo potenziale di accelerazione della crescita economica e industriale. Per l’Italia molto dipenderà̀ da come utilizzeremo le risorse straordinarie che il Next Generation Eu dedica alla transizione digitale: un’opportunità di sviluppo unica per il nostro Paese”.