(Adnkronos) – E’ “appena uscito su Nejm” uno studio secondo cui “un farmaco” anti-diabete “della famiglia della semaglutide (quello ‘per dimagrire’, l’Ozempic*) sembra essere utile nel morbo di Parkinson, quando non abbiamo farmaci efficaci nel rallentare la progressione”. Si tratta di “dati preliminari”, su “pochi pazienti” e di “fase 2, ma molto incoraggianti. Per fare capire bene l’importanza, al momento non abbiamo sostanzialmente farmaci in grado di interrompere la progressione della malattia. Questo sarebbe – se i dati fossero confermati – il primo”. Lo sottolinea sui social Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, postando il lavoro pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’.
Nel trial, coordinato da Mathieu Anheim dell’ospedale universitario di Strasburgo in Francia, è stato valutato l’effetto della lixisenatide – un principio attivo appartenente alla classe degli analoghi dell’ormone Glp-1, gli antidiabetici a effetto dimagrante – sulla progressione della disabilità motoria in pazienti con Parkinson diagnosticato meno di 3 anni prima, che stavano assumendo terapie per controllare i sintomi della malattia e non avevano ancora complicazioni motorie. Sono stati arruolati 156 partecipanti, assegnati casualmente al trattamento con lixisenatide (78 pazienti) o a placebo (78). Né li autori né i pazienti sapevano chi era stato assegnato a uno o all’altro gruppo.
“Nei partecipanti con malattia di Parkinson in fase iniziale – si legge nelle conclusioni dello studio – la terapia con lixisenatide, rispetto a placebo, ha comportato una minore progressione della disabilità motoria rispetto al placebo, ma è stata associata a effetti collaterali gastrointestinali. Sono necessari studi più lunghi e più ampi – precisano gli scienziati – per determinare gli effetti e la sicurezza della lixisenatide nelle persone con Parkinson”.