(Adnkronos) – “La nuova Ue dovrà cambiare passo: bonifiche e rifiuti sono uno dei grandi temi prioritari per ambiente e salute per l’Oms, le agenzie Ue e nazionali e quindi anche per Isde. Circa 35mila i siti da bonificare in Italia, da Marghera a Livorno, da Gela a Priolo, da Taranto a Manfredonia, per fare qualche esempio, oltre 340mila in Europa. Ma le stime sono da aggiornare, per la maggior parte ancora da caratterizzare o con bonifiche da progettare, solo in piccola parte bonificati; in Italia coprono oltre 300mila ettari (2 volte la provincia di Milano). Milioni di persone sono quindi esposte a rischi chimico-fisici vari che hanno prodotto danni, alcuni noti e altri da studiare”. A lanciare l’allarme è Fabrizio Bianchi, epidemiologo ambientale del Comitato scientifico nazionale dell’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde), nel suo intervento durante l’evento promosso oggi da Isde Italia, in occasione della 23.esima edizione delle Giornate italiane mediche dell’ambiente, presso l’Ufficio del Parlamento europeo in Italia a Roma.
I rifiuti rappresentano “un problema anziché una risorsa a causa del non rispetto delle 5R, ovvero riduzione, riutilizzo, riciclo, recupero, raccolta differenziata – sottolinea Bianchi, già dirigente di ricerca Istituto di Fisiologia clinica del Cnr, docente incaricato Sant’Anna Pisa e UniPisa – e della piramide Ue sul trattamento (discariche vietate ma ancora molto utilizzate, incenerimento spinto)”.
Su bonifiche e rifiuti “prosperano attività criminali e malavitose di pericolosità crescente, che non è di sola pertinenza giudiziaria – fa notare l’esperto – Nuovi impianti di trattamento vengono proposti e costruiti nonostante non siano in grado di chiudere il ciclo dell’economia circolare, ma sostenendo il contrario solo perché non si considerano i costi degli impatti su ambiente e salute, o si trattano come esternalità negative e nonostante in molte aree di localizzazione di impianti industriali lo stato ambientale e socio-sanitario sia già critico”.
“Il sistema normativo europeo è evoluto – ricorda Bianchi – Lo scorso 20 maggio è entrata in vigore la direttiva Ue sul traffico di rifiuti, sebbene migliorabile, ma è sul controllo del suo rispetto da parte degli Stati membri e sulle politiche attive che occorre maggiore sforzo. Leggi, regolamenti, raccomandazioni trovano insufficiente adesione e applicazione per motivi di interessi che, quando nascosti, vanno fatti emergere, e di distorsioni di governo, piegate da valutazioni rischio-beneficio effettuate non appropriatamente e su tempi sbagliati, oltre che da debole cultura della pianificazione: le bonifiche costano troppo, la crisi dei rifiuti la devo risolvere adesso”.
Gli “stretti legami tra bonifiche e rifiuti” con “la crisi climatica sono sottovalutati – prosegue l’esperto – e c’è bisogno di farli emergere. Gli impatti ambientali e sanitari vanno valutati considerando scenari diversi, anche alternativi a quelli pre-decisi: c’è un attacco alle valutazioni di impatto (Via/Vis, Vas) che richiede la massima attenzione”.
E sui costi delle bonifiche, Bianchi non ha dubbi: “Bonificare costa molto, però questa storia dei costi bisognerebbe affrontarla in un altro modo. Occorre investire come contro il dissesto idrologico, pensando di ottenere risultati sul lungo periodo, anche in termini economici”. Infine l’appello ai candidati alle prossime elezioni europee: “Chiediamo loro un cambio di passo sulle bonifiche, vanno fatte e quindi vanno trovati i finanziamenti europei”.