(Adnkronos) – “Dalle 13.35 di ieri, quando è arrivata la chiamata al 112 e da lì alla nostra centrale operativa, non abbiamo mai smesso di cercare. Anzi, siamo partiti in trenta e oggi siamo dieci in più tra soccorritori acquatici che lavorano in superficie, sommozzatori, i colleghi con i droni anche col visore notturno”. A parlare all’Adnkronos è Giorgio Basile, comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Udine, sul luogo delle ricerche dei tre ragazzi dispersi sul fiume Natisone. “Abbiamo continuato a cercarli tutta la notte e continueremo a oltranza. E’ stata agganciata una cella del cellulare di una delle ragazze, un po’ più a valle, e adesso siamo in zona per recuperare il telefono”, aggiunge.
“Possiamo contare anche sulle squadre ordinarie che collaborano su vari fronti, tutti coordinati da un posto di comando locale che si trova nella sede della Croce Rossa che è un po’ il cervello della macchina dei soccorsi. Qui coordiniamo tutti i vigili del fuoco di tutte le specialità – spiega il comandante – abbiamo dentro persone che fanno da una parte sala operativa dall’altra il monitoraggio e la registrazione di tutte le attività così da predisporre i prossimi interventi. E’ un punto di coordinamento anche per le altre forze in gioco, come il Soccorso Alpino, la protezione civile. Le strutture dei soccorsi si sono mosse fin da subito e tempestivamente ma la situazione è complicata”.
“Stiamo muovendoci su vari fronti, con i droni, l’elicottero e direttamente in acqua con i soccorritori acquatici e i sommozzatori. Le condizioni del fiume sono però ancora piuttosto critiche, resta un certo livello di pericolosità anche per la sicurezza degli operatori, è un fiume molto insidioso. In questo momento pioviggina ogni tanto, ma l’elemento principale non è tanto la pioggia, è la potenza del fiume, le correnti molto forti: ci sono delle forre, i risucchi dell’acqua e anche per persone molto esperte è un compito particolarmente insidioso”. Drammatico il momento in cui i ragazzi sono stati travolti dalla piena. “Noi eravamo già sul posto – racconta Basile – avevamo già lanciato la corda, ma sono stati letteralmente inghiottiti dall’onda di piena sotto ai nostri occhi. Li abbiamo visti sparire, con tutto quello che comporta dal punto di vista psicologico per gli operatori che erano sul posto. Siamo abituati a salvare le persone, ma in questo caso l’evento è stato talmente sovrastante che la forza della natura vince su tutto. Sono scene molto toccanti anche per un soccorritore”. (di Silvia Mancinelli)