E’ sempre difficile raccontare, all’interno di un comunicato sportivo, avvenimenti che, con lo sport, hanno poco a che vedere. Dopo una vita di tennis, professionistico e non, siamo convinti che purtroppo episodi non belli possono sempre capitare, anche se non è facile abituarsi. Di genitori maneschi sono piene le cronache. Quello che dispiace è che tutto ciò possa capitare in un torneo giovanile dove i giovani devono imparare ad essere professionisti, ma non a ceffoni. E’ complicato digerire e fare finta di niente quando una mamma, ad esempio una di nazionalità russa, picchia la figlia, ancora quattordicenne, fisico gracile con un composto di furbizia, intelligenza e cattiveria, ma troppo sottomessa ad una genitrice che non perdona. Si può cedere dopo tre ore di lotta al tie break del terzo set, ma non si merita certo rimproveri o legnate. E invece è tutto ciò che ha raccolto la bambina che ha dato l’anima, senza riuscirci, a superare l’avversaria di turno, la bravissima Francesca Brancato. Risulta complicato fare finta di nulla e, infatti, l’organizzazione ha preso subito provvedimenti: mamma messa alla porta (o meglio al cancello) e segnalazione alla Federazione Internazionale. Non era giusto sorvolare anche perché l’esempio non è stato edificante. Soprattutto per tennisti e tenniste che, a quell’ora, erano presenti al club.
Enrico Roscitano