Il 4 settembre del 1260 a qualcuno non deve sembrare lontano, anzi quella data che sancì a Montaperti la sconfitta della Lega guelfa capeggiata da Firenze contro quella ghibellina che faceva capo a Siena, per molti deve essere ancora viva nel cuore. Alcuni senesi, per quanto si è visto e sentito durante la finale della Supercoppa di basket giocata martedì sera fra Mens Sana e Cimberio Varese e vinta nettamente dai toscani, la ricordano eccome. Durante il match, che ha riportato il trofeo a Siena, non sono mancati striscioni e cori del tipo “la nostra maglia e bianco verde e non viola” che hanno espresso il profondo disaccordo dei tifosi per la scelta di giocare al Mandela Forum di Firenze le partite di Eurolega. Scelta, o per meglio dire, obbligo, visto che per i regolamenti della Fiba non era più possibile giocare al Palaestra e le alternative erano solamente Roma o Pesaro. Ma l’andare a Firenze, seppur con tutti i disagi che questo comporta, non è vissuto dalla società bianco verde come una punizione. Anzi, i dirigenti hanno sempre sostenuto che il capoluogo toscano non poteva accogliere in modo migliore un club di prestigio come è appunto quello senese. Però quei cori e quegli striscioni non possono passare inosservati e impongono una riflessione: erano davvero necessari? Come minimo sono inopportuni e la speranza è che i tifosi viola, ai quali è stata chiesta una mano nel sostenere la squadra senese, non l’abbiano sentiti oppure li abbiano almeno già dimenticati. La verifica il prossimo 16 ottobre in occasione di Mens Sana-Galatasaray.
Franco Vannini