“Fui ingenuo”. Lo ha ammesso Diego Della Valle, patron della Fiorentina, ricordando la sua telefonata a Paolo Bergamo, allora designatore arbitrale, il 2 maggio 2005. “Mi sento ingenuo a ripensare che gli dissi che non sapevo neanche se potevo chiamarlo, mentre altri avevano ben altri modi di fare in quel sistema”, ha detto Della Valle nelle dichiarazioni spontanee al processo d’appello di Calciopoli presso la sesta sezione penale della Corte d’Appello di Napoli. Il patron viola ha ricostruito gli eventi di quel maggio 2005: “A fronte delle prese di posizione dure da parte della societa’ – ha raccontato – Innocenzo Mazzini, allora vicepresidente Figc, ci venne a dire che era meglio evitare i contrasti quanto piuttosto parlarsi in modo positivo e non aggiungere polemiche. Eravamo nuovi e non conoscevamo i riti; chiamai quindi Bergamo presentandomi e prendemmo l’impegno di vederci il 14 maggio”. All’incontro in un hotel di Firenze erano presenti Diego e Andrea Della Valle, Innocenzo Mazzini e Paolo Bergamo: “Abbiamo ragionato molto su come il calcio potesse cambiare e formulammo una serie di proposte. Leggo poi che quello sarebbe considerato la mamma di tutti gli incontri dopo il quale costruimmo un rapporto solidale che ci consenti’ il salvataggio della societa’. Ma non e’ stato cosi’, anzi. Nelle tre partite seguenti giocammo contro l’Atalanta, partita finita 0-0, la Lazio, 1-1 con un gravissimo errore dell’arbitro contro di noi che io credo in buona fede, e Fiorentina-Brescia, che dovevamo vincere assolutamente, per la quale fu mandato Collina”. “Se quell’incontro fosse servito a costruire qualcosa – ha concluso – il risultato sarebbe stato praticamente zero”.