Esaurito in ogni ordine di posto il salone dei Cinquecento per la terza edizione della Hall of Fame del Calcio Italiano, ma le migliaia di persone presenti erano tutte, o quasi, per Gabriel Omar Batistuta, tornato a Firenze, nel cuore di Palazzo Vecchio, per riabbracciare città, tifosi e una squadra alla quale ha dato 151 gol in campionato e tutto l’attaccamento possibile.
“In questa maglia ci ho messo il cuore – ha detto Batistuta nel corso della cerimonia, mostrando una delle sue tante casacche gigliate -, sono felice di quello che ho fatto per la Fiorentina e per me è stata questa la più grande vittoria. Parlando con mia moglie non ricordo nemmeno quanti gol ho fatto con la maglia viola. Ho difeso sempre questi colori, in una città che mi ha dato il cuore.
Questa maglia viola mi rappresenterà sempre. Uno Scudetto alla Fiorentina? Sicuramente se lo merita, non so quando arriverà, ma penso che se i viola continueranno così ce la potranno fare. La Fiorentina di Montella mi piace perché ha voglia di crescere. Ed è questo lo spirito giusto per vincere. Uno scudetto non si costruisce in una sola partita, ma si può vincere solo lavorando giorno dopo giorno”.
Parole che hanno infiammato il pubblico presente, prima che a Bati fosse consegnato, dal sindaco Matteo Renzi e dal presidente dell’Associazione Calciatori Tommasi, il premio come miglior “giocatore straniero” che lo catapulta nella Hall of Fame del calcio italiano.
Tra i premiati del pomeriggio, che per la grande partecipazione ha costretto molti tifosi e anche addetti ai lavori a restare fuori dal Salone dei Cinquecento, anchè Franco Baresi, il due volte campione del mondo Eraldo Monzeglio (alla memoria), Cesare Gussoni e Sergio Gonella (categoria arbitri), Massimo Moratti (categoria dirigenti), Fabio Capello (categoria allenatori) e Gianni Rivera (Veterano Italiano).
