E’ natale. Tempo di buonismo più che di bontà, perché la bontà l’abbiamo dimenticata e il buonismo ci ha rivestiti di melassa tiepida. La formula è, fingiamo di soffrire per gli altri. Quello che conta è apparire.
E’ Natale. Tempo soprattutto di regali, perché del vero valore della festa ci siamo dimenticati. Qualche volta anche una certa Chiesa, che si interroga se un presepe non offenda gli ospiti musulmani. E Papa Francesco, pur se latinoamericano, non sempre si accorge di quel che avviene in periferia. Lui si fida. Mi ricorda Elder Camara, che spesso era convinto che tutta la chiesa brasiliana la pensasse come lui. Ma non era così.
E’ Natale e anche il segretario del Pd ha pensato bene di fare una cosa buona – o buonista? – volando a Lampedusa in disinvolto maglione rosso, per salutare poliziotti e immigrati. Ma durante il viaggio ha scritto una lettera a Babbo Natale, perché come giovane si fida ancora di lui. Come dono gli ha chiesto l’accordo entro gennaio sulla riforma elettorale.
Così come ha promesso alla sua gente. Il fatto è che nemmeno parte della sua gente, nella cerchia di quelli che contano al Nazzareno, è d’accordo su questa data. I bersaniani per fargli perdere la faccia tentano di ritardarla, Angelino Alfano perché teme che a riforma fatta si vada alle elezioni, e non tollera che il segretario del Pd voglia allargare le consultazioni anche alle opposizioni, come ad esempio Forza Italia. E anche molti ex popolari sono come sempre, dubbiosi da che parte stare.
Tenendo conto che si voterà a scrutinio segreto, secondo la norma, Renzi corre un bel rischio. E si è già accorto che vincere le primarie era una passeggiata, vincere le resistenze del suo partito, che frenano e brigano attorno a lui, un’altra cosa. Una via di salvezza, forse, sarebbe accettare il Mattarellum senza scorporo, come molti dei suoi lo invitano a fare, ma lui da quell’orecchio non ci sente. E fida di più in Babbo Natale che nel fidato Nardella.