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di Umberto Cecchi Quei soldi europei che ci spettano di diritto. E che non prendiamo per disinformazione

admin
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Nessuno ci fa caso, ma c’è una valanga di euro che aspettano di essere presi e umberto cecchispesi. E invece restano lì. Ignorati: ci fanno quasi paura. Si tratta, da questo 2014 fino a 2020, di una quarantina di miliardi destinati a imprese, idee, progetti, imprese giovani e così via, che noi non consumiamo. Son soldi nostri che l’Europa rimette in circolazione tramite bandi, finanziamenti diretti e indiretti, alcuni che arrivano direttamente da Bruxelles, altri che passano dalle regioni. Sono fondi  strutturali e sono crediti agevolati. Un vero tesoro che perlopiù  va a finire nelle tasche di altri Paesi. Perché a noi italiani ‘non servono’.
In realtà non è così: la verità è che noi non siamo informati sulla loro entità e sul come ottenerli, e quando lo siamo non sappiamo come formulare le richieste, e se lo sappiamo sbagliamo a presentarle, perdendoci nelle burocrazie. Certo, le Regioni hanno uffici appositi ma sono talmente burocratizzati, così farraginosi, che alla fine arriviamo tardi. A bandi scaduti. E lasciamo che Paesi più vispi del nostro, facciamo man bassa.
In un mondo di comunicazioni impazzite non siamo in grado di comunicare. Apriamo Internet e ci troviamo di fronte a cretinate  a ruota libera a base di mi piace e non mi piace. Così fra mille comunicazioni  inutili perdiamo quelle utili. Quelle che insegnano ai giovani e meno giovani come potere attingere a fondi per imprese, singoli e iniziative serie. Insomma. Siano anche incapaci di finanziarci a poca spesa.

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