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Fiorentina-Juventus: tutto è cominciato nel 1928, proseguito nel 1982, Baggio fino ad oggi

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fiorentina 1981-82La vera origine “dell’odio” sportivo risalirebbe al 1928 quando la Juventus umiliò la Fiorentina vincendo per 11-0, sconfiggendo in realtà una squadra composta da dilettanti. Ma non importa andare tanto lontano perché sono gli ultimi 30 anni ad avere fatto salire alle stelle la rivalità tra Fiorentina e Juventus.
La vicenda dello scudetto scippato nel 1982 è sintetizzata perfettamente dalla dichiarazione del maestro Franco Zeffirelli: “Ho visto Boniperti mangiare noccioline in tribuna, sembrava un mafioso americano” e dal “Meglio secondi che ladri” che diventa motto talmente popolare in riva all’Arno da restare attuale anche al giorno d’oggi.
E gli episodi si sprecherebbero, vedi il doloroso (per Firenze) passaggio di Roberto Baggio alla Juventus del 1990, con tanto di rivolta popolare in piazza Savonarola. O la mitica vittoria dei viola che seguì a Firenze, col famoso gol di Fuser su punizione e quella sciarpa viola raccolta dallo stesso Baggio, sostituito da un furibondo Trap. Per arrivare ai dissidi di oggi, con le polemiche accese tra i club, tra sgarbi di mercato (i casi Berbatov e Jovetic) e le frecciate tra i Della Valle e gli Agnelli.
Ma, visto che la prossima doppia sfida tra Fiorentina e Juventus sarà in Europa, vale la pena ricordare una doppia partita tra viola e bianconeri che alimentò la rivalità e che la quadra di Montella ha la grande occasione di poter vendicare a 24 anni di distanza.
Siamo nella stagione ’89-’90, la Fiorentina è assai poco brillante in campionato, ma in Coppa Uefa fa faville, trascinata dalla stella Baggio, dalla grinta di Dunga e dalle funamboliche giocate di Nappi. I viola superano squadroni come l’Atletico Madrid e la Dinamo Kiev, fino ad approdare alla finale, allora prevista in gare di andata e ritorno. L’avversaria, manco a dirlo, è la Juventus allenata da Dino Zoff, all’epoca squadra non trascendentale, ma superiore sulla carta ai viola. E, tanto per non farsi mancare nulla, la Fiorentina non può disputare la sua finale in casa per via di una squalifica subita dall’Uefa (provvedimento a dir poco esagerato, visto che si trattò di un’invasione di campo di un ragazzino che con una trombetta fece “crollare a terra” il portiere della Dinamo in semifinale).
Ciò che accade nella finale d’andata, giocata a Torino, ha del clamoroso: la Juve passa subito in vantaggio con Galia, ma la Fiorentina reagisce alla grande e colleziona occasioni da gol, fino al pareggio firmato da Renato Buso. Poi, nella ripresa, il fattaccio: Casiraghi spintona Volpecina nell’area viola in modo evidentissimo, ma l’arbitro, tra l’incredulità dei giocatori gigliati, non fischia e la Juve segna il 2-1. Il risultato cambierà ancora per effetto di una papera di Marco Landucci su conclusione velleitaria di De Agostini. A fine gara i viola si scatenano in dichiarazioni al veleno e Celeste Pin urla: “Ladri!” ai microfoni della Rai.
L’1-3 da ribaltare non sarebbe impresa impossibile, ma la Fiorentina è costretta a giocare il ritorno della finale ad Avellino, storico feudo bianconero e così la Coppa finisce nella bacheca bianconera tra veleni e polemiche mai sopite. Insomma la ferita europea è ancora aperta e la storia dà la grande occasione alla Fiorentina di oggi di riscattare quella tremenda ingiustizia che privò il popolo viola della gioia di un trionfo meritato sul campo.
Firenze ha sete di giustizia, al gruppo di Montella il compito di compiere l’agognata vendetta sportiva.

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