Home MAGAZINE Hall of Fame, Batistuta si commuove, Albertazzi esorta Firenze a pensare in...

Hall of Fame, Batistuta si commuove, Albertazzi esorta Firenze a pensare in grande: "La Fiorentina è una bella ragazza altera"

admin
648
0

bati.alberto, parigi-1
Una notte così non si può dimenticare.  Scappa la lacrimuccia A Batistuta, Giorgio Albertazzi invita a non lasciarsi andare alla mediocrità.  Dentro questa notte ci sono tutte le emozioni più forti della storia viola. E’ la notte della “galleria delle fama” della Fiorentina che fa battere all’unisono il cuore di generazioni di persone unite sotto un’unica bandiera capace di far superare le fazioni più acerrime e congenite di una città innamorata, da sempre, della sua squadra di calcio.
le lacrime di bati E’ la notte che ha fatto battere ilo cuore e fatta scovolare una lacrimuccia al “duro” Batistuta
All’Auditorium Cassa di Risparmio Cosmimo Ridolfi di Firenze è andata in scena la terza edizione della hall Of Fame Viola, uno spettacolo ideato e organizzato dal Museo Fiorentina e dalla Fiorentina che ha scritto una pagina indelebile nell’epopea gigliata.
Grande protagonista della serata Gabriel Omar Batistuta, tornato a Firenze per ricevere la meritata gloria e per farsi avvolgere dall’abbraccio di una città e di una tifoseria a cui ha dedicato la quasi totalità della sua carriera di calciatore, raccogliendo pochi successi sportivi,ma un amore che forse vale più di cento scudetti.
Accanto al bomber argentino Giancarlo Antognoni, la bandiera viola, e tanti altri personaggiche hanno fatto sussultare il cuore dei fortunati presenti. E stella fra le stelle il grandissimoGiorgio Albertazzi, maestro di teatro, drammaturgo, regista e poeta di fama mondiale,paladino dei colori viola.
Nella serata della storia gigliata c’era anche una parte dello staff dirigenziale della Fiorentina di oggi: il direttore tecnico Eduardo Macia, il direttore del marketing Gianluca Baiesi e la responsabile della comunicazione Elena Turra. Rappresentanti di una Fiorentina che, come annunciato dal presidente del Museo Viola, per volontà del patron Andrea Della Valle haaccolto la Fondazione all’interno del club, come parte integrante.
Il primo fra i premiati è Claudio Merlo, eroe del secondo scudetto, centrocampista distraordinaria eleganza: “Chi mi somiglia di più nella Fiorentina di oggi? Direi Borja Valero. La differenza tra la mia Fiorentina e quella attuale? Il settore giovanile. Noi abbiamo vinto uno Scudetto con tanti prodotti del vivaio. La società di oggi deve seguire quella strada”.
Poi sul palco salgono i parenti del presidente Nello Baglini, l’impresario dell’inchiostro che guidò la Fiorentina alla conquista dell’ultimo tricolore, a cui è stato giustamente riservato un posto d’onore nella “galleria della fama”.
E, a proposito di scudetto, i sopravvissuti del primo trionfo viola vengono accolti da una standing ovation: Ardico Magnini, Albero Orzan e Sergio Carpanesi, tutti sul palco in memoria del compagno di squadra Sergio Segato, strappato alla famiglia ancora giovane a causa dellamaledetta Sla. La figlia Cristiana (tra le splendide artefici del Museo Fiorentina) e i figli Gianluca e Alessandro si commuovono e raccontano aneddoti sulla vita del loro babbo, prematuramente scomparso, un signore del pallone, con 255 presenze nella Fiorentina, uno scudetto e 20 gettoni in azzurro.
Lo show della memoria continua con la premiazione di Mario Mazzoni, vecchio allevatore di talenti in viola per trent’anni e capace di vincere una Coppa Italia nella Fiorentina nel 1975, nei sui tre mesi di direzione tecnica della prima squadra.
“Liedholm mi chiedeva consigli sulla formazione – ha raccontato Mazzoni con l’ironia pungente propria dei fiorentini purosangue – io gli dicevo di far giocare Antognoni, Caso, Roggi e Merlo. lui andava a letto alle nove e la mattina mi convocava prestissimo dicendomi: “Mario, mi hai convinto!”.
Arriva anche il figlio di Bruno Beatrice, scomparso per una malattia misteriosa all’età di 36 anni, e le lacrime prendono il posto delle risate.
Ma il meglio deve ancora venire e, dopo la parentesi del sindaco di Firenze Dario Nardella  sul palco sale il grandissimo Giorgio Albertazzi, accompagnato dall’affascinante Elena Coniglio, la ballerina di “Ballando con le Stelle” con cui il regista sta partecipando alla trasmissione della Rai.
“Voglio ricordare il grande maestro Franco Zeffirelli – esordisce Albertazzi – che è innamorato da sempre della Fiorentina e Gratton, campione del primo scudetto viola, barbaramente ucciso alcuni anni fa. Qui ho visto due miei idoli viola: uno è Giancarlo Antognoni. Ricordo quando il portiere Martina lo colpì e io rimasi per due giorni malissimo perché temevo che fosse cancellato il valore di un grande artista. L’altro è Batistuta, magnifico centravanti di una splendida squadra. La Fiorentina la vedo come una ragazza che cammina con la testa alta, come giocava Antognoni, e che sorride ironica. Il suo gioco, anche quando perde, è un gioco leggero. In questo rispecchia la città di Firenze, anch’essa leggera, capace di giocare la calcio Storico, mentre veniva assediata. Con questa città ho avuto un rapporto difficile, ma la amo.
Voglio solo dire una cosa ai fiorentini: “Attenti ala mediocrità, evitatela!”. Elena Coniglio improvvisa addirittura un balletto sexy in onore del maestro che chiude il suo intervento con la splendida declamazione della “Canzona di Bacco” di Lorenzo il Magnifico:
“Quant’è bella giovinezza, Che si fugge tuttavia! Chi vuol essere lieto, sia: Di doman non c’è certezza”. questi i primi versi, ma Albertazzi la declama tutta, nel silenzio assoluto della platea che, poi, esplode in un fragoroso applauso.
Arte che si mescola al calcio, una giusta introduzione al gran finale: scocca l’ora di Gabriel Omar Batistuta, accompagnato sul palco dal figlio Lucas che gioca in eccellenza Toscana nel Porta Romana e da Kurt Hamrin, bomber del passato a cui strappò il record dei gol in viola.
“Hamrin è sempre stato il mio punto di riferimento – ha spiegato Batistita – e quando sono riuscito a superarlo è stato un sogno che si è avverato. per la Fiorentina sono sceso in serie B, ma avrei fatto anche la serie C. Ho detto di no a tante squadre, ma lo rifarei, perché l’affetto di questa città è impagabile. Quando giocavo ero sempre arrabbiato e non me ne rendevo conto. adesso posso godermelo di più perché comincio a capire che cosa ho fatto. Il grido Irina Te amo? Mi è scappato, è stato più forte di me perché volevo ringraziare la donna che mi ha accompagnato in questa grande avventura che è stata Firenze e la Fiorentina. Sono arrivato che non conoscevo niente e nessuno, me ne sono andato da campione con tre figli. spero, però, che mi richiamerete anche tra 30-40 anni”.
Poi, ricordando il passato, il Re Leone si commuove, come un ragazzino dal cuore puro e, con lui, lo fanno anche molti dei presenti. Prima che l”inno viola, cantato dall’intramontabile Narciso Parigi, faccia emozionare tutti ancora una volta, prima che cali il sipario su una notte che, davvero, non si può dimenticare.
di Tommaso Borghini

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui