Migliaia di indumenti, false etichette e 5 milioni di metri di filato, oltre ad una ventina di macchinari industriali, sono stati sequestrati dalla guardia di finanza di Torino in un capannone abusivo di Prato. E’ l’ultimo sviluppo dell’inchiesta della procura del capoluogo piemontese sul commercio di falso cashmere in tutto il Nord Italia. L’inchiesta si è conclusa con 21 denunce, sanzioni per 100mila euro e il sequestro di beni e attrezzature per circa 2,5 milioni di euro.
La Guardia di Finanza ha scoperto che producevano e vendevano a prezzi piu’ bassi della media capi d’abbigliamento in fibra sintetica, spacciandoli per cashmere. La Guardia di finanza di Torino ha sequestrato a Prato un capannone abusivo gestito da imprenditori cinesi e destinato alla produzione di falsi capi di vestiario in cashmere. Al suo interno i baschi verdi hanno trovato migliaia di indumenti, false etichette, cinque milioni di metri di filato e una ventina di macchinari industriali. Ventuno persone sono state denunciate con l’accusa di frode in commercio e messa in vendita di falsi prodotti. Inoltre, sono state stilate sanzioni amministrative per oltre 100 mila euro e sequestrati beni e attrezzature per un valore di oltre 2,5 milioni di euro.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Alessandro Aghemo, erano scattate a seguito della vendita a prezzi eccessivamente bassi di sciarpe in cashmere in un negozio del centro di Torino e in un altro a Settimo Torinese.
Le analisi chimiche effettuate dal laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane di Milano e dal Laboratorio BuzziLab di Prato, hanno provato che le sciarpe, anziche’ essere composte da cachemire e lana, erano in realta’ realizzate con un filato contenente viscosa, polyammide e, soltanto in piccola parte, lana di pessima qualita’.
L’episodio segue quello dello scorso novembre, quando sempre La Gdf di Torino aveva scoperto una fabbrica di falso cashmere in Veneto e quattro imprenditori erano stati denunciati nelle province di Venezia, Padova, Bergamo e Milano.