Sono 32 le richieste di rinvio a giudizio per l’inchiesta sul sottoattraversamento fiorentino della Tav. Le accuse, a vario titolo, vanno dal traffico illecito di rifiuti all’associazione a delinquere finalizzata a corruzione, frode e truffa. Tra loro l’ex presidente di Italferr e della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti (per l’accusa avrebbe ottenuto favori per il marito), dirigenti del consorzio Nodavia e del ministero delle Infrastrutture. , come Ettore Incalza e Giuseppe Mele. Sette le società chiamate in causa con i loro legali rappresentanti: oltre a Italferr e al consorzio Novadia, ci sono Coopesette, Seli Spa, Varvarito Lavori Srl, Htr Srl, Hydra Srl.
Maria Rita Lorenzetti, nel settembre 2013, era stata arrestata, ai domiciliari, insieme ad altre 5 persone: per l’accusa avrebbe favorito Nodavia e Coopsette, socio di maggioranza del consorzio, mettendo a disposizione anche i propri contatti politici a Roma. In cambio, fra l’altro, avrebbe ottenuto incarichi per il marito nei lavori di ricostruzione dopo il terremoto in Emilia Romagna.
L’inchiesta portò anche al blocco della fresa denominata ‘Monna Lisa’ prima ancora che questa iniziasse i lavori di scavo per il sottoattraversamento: le indagini condotte dai carabinieri del ros, dal corpo forestale e dall’Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, avrebbero permesso di scoprire che la fresa sarebbe stata assemblata con pezzi non originali e che non era idonea a svolgere il lavoro in sicurezza. Gli indagati avrebbero poi fatto di tutto per declassificare i fanghi di scavo a materiale non inquinante con regole di smaltimento non adeguate. Oltre a questo i conci scelti per la copertura delle gallerie sarebbero stati composti da materiali non in grado di garantire la dovuta resistenza in caso di incendio.
Nell’inchiesta finirono anche le lesioni provocate dai lavori in una scuola fiorentina, la Ottone Rosai. Gli indagati inizialmente erano 33 ma la posizione di uno di loro è stata stralciata in attesa di ulteriori approfondimenti.