Un’altra grana piove sulle imprese a causa dei rifiuti, complice una burocrazia cieca che colpisce in modo indiscriminato e fuori da ogni logica il mondo del lavoro e della produzione.
Tutto ciò a causa di una norma contenuta nel decreto competitività entrata in vigore lo scorso 18 febbraio che ha profondamente modificato le regole per la classificazione dei rifiuti. Il risultato è che anche il semplice trasporto di vetro, plastica, ferro o altro prodotto nell’ambito di una demolizione richiede analisi di laboratorio preventive che alzano in modo spropositato i costi delle opere (lo smaltimento risulterebbe venti volte più caro) e rallentano i lavori con tempi fuori da ogni logica.
Il pasticcio è nei cosiddetti codici speculari, praticamente tutti quei rifiuti che, per questa classificazione ambigua, potrebbero in teoria contenere dei residui di inquinanti. Per dimostrare il contrario si è obbligati ad eseguire delle analisi specifiche molto costose.
Il contraccolpo è verso tutte le imprese, ma in modo particolare per quelle del comparto delle costruzioni, perché tutti i detriti da demolizione, rientrano in questa fattispecie e quindi, in assenza di analisi, invece di essere inviati a recupero dovranno essere destinati allo smaltimento differenziato oneroso.
E già oggi abbiamo un effetto pratico, in quanto tutto il sistema di raccolta e gestione locale è totalmente bloccato senza sapere come uscirne.
A questo gioco al massacro la CNA ha da tempo detto un “No” secco e deciso, mettendo in essere ogni azione utile alla salvaguardia delle aziende, la cui esistenza è sempre più messa a rischio.
A questo proposito la CNA ha inviato ai parlamentari eletti nella regione una lettera per illustrare la gravità del provvedimento ed affinché si facciano promotori e sostengano gli emendamenti al decreto Milleproroghe avanzati dalla CNA e tesi a risolvere la gravissima situazione, ma attualmente bloccati in commissione Affari Costituzionali.