Umberto Cecchi
Si racconta che alla morte del tiranno di Siracusa, molti e molti anni fa, il popolo tripudiasse, perché se ne andava un cattivo. Solo una vecchietta piangeva. E quando le chiesero il perché, rispose: sono vecchia, ho esperienza della vita e so che dopo uno cattivo ne viene uno peggiore.
Fine dell’aneddotica e inizio della cronaca: ieri ascoltando le fonti d’informazione, apprendevo che l’Europa – quella mitica struttura che fra politiche azzardate, burocrazie spendaccione e in concludenti e legiferatori improvvisati che costa un occhio della testa – ci richiamava all’ordine, spiegando che così non andava, che il paese Italia era fermo, che la gente non spendeva e quindi l’economia languiva. E ci richiama all’ordine anche su una decina di altre cose, mettendoci sulla lista nera.
E subito i mezzi d’informazione si tuffavano fra la gente a sentire come sarebbe stato questo Santo Natale. Le risposte erano identiche: povero. Senza regali. Le tredicesime sparite in tasse e balzelli, quelle tasse e quei balzelli che il Presidente del Consiglio aveva annunciato e seguita ad annunciare d’aver tagliato. Lo stesso presidente che annuncia ogni giorno con fluido parlare – a volte troppo fluido, tanto che se ne perde il senso, d’aver rilanciato le spese e quindi l’economia. E invece no. Quasi peggio di Mario monti, insomma, ed eccoci tornati alla storia delle vecchietta che piangeva il suo tiranno, sapendo che il successivo lo avrebbe superato.
Com’è vero che le vecchie storie, gli antichi miti, finiscono sempre per darci qualche verità.
Sarà un altro natale difficile, dunque. Colpa degli italiani? Non credo: fino a oggi i nostri concittadini, il loro lavoror, magari il sommerso che svicolava in tasse ma teneva in moto il Paese pareggiando così i conti, pareva funzionare. Oggi non funziona più né l’emerso né il sommerso. A dire la verità non funziona quasi più nulla. Non funziona il Parlamento che permette a questo governo di sopravvivere a spese dell’Italia pur di mantenere le poltrone e il ‘lavoro’, visto che la maggior parte dei parlamentari non saprebbe far altro. Se sapesse far qualcosa opererebbe nel senso giusto: non in nome della sedia, ma pel Paese.
Avete seguito i rapporti fra Governo, Parlamento ed economia? Renzi non ne ha avuto tempo: è ormai completamente preso da primarie sì primarie no e confonde il ruolo di premier con quello di segretario del Pd – che ormai la sinistra che pensa a sinistra da per spacciato (Il Pd, non Renzi) e quindi sta perdendo di vista gli enigmi dell’economia. Arrivando all’assurdo: paga d’incoraggiamento a chi vota per la prima volta. Lacrime del Tesoro, strappo di capelli dei tesorieri che non hanno soldi per una pagliacciata del genere. Ripensamento del premier: si vota per diritto dovere e legame col paese, per senso di democrazia, non per danaro.
Mi piace Renzi, ma non riesco più ad ascoltarlo parlare: se fosse bravo davvero cambierebbe lo scrivano fantasma che lo fa almanaccare e ne assumerebbe uno capace di fargli dire il vero: ‘v’offro fame battaglie agguati e morte’, sì, come Garibaldi che però fece l’Italia. E invece sembra il Piccolo Principe di Saint Exuperi: caduto dalla nuvole. Sembra che ci creda davvero: un caso unico di bipolarismo realtà/irrealtà. Peccato, ci speravo. E ci speravano anche molti italiani, che ora cominciano a vacillare. Ieri un importante imprenditore, molto importante economicamente mi ha detto che mette su casa e azienda in Romania e conoscendone la tenacia ho capito che o si cambia rapidamente – ma credo sia davvero tardi – o fra banche che rubano, finanze che truffano, tasse che divorano il divorabile e non reimpiegano i soldi carpiti in modo giusto, leggi che non funzionano perché ormai manca la certezza del diritto, informazione pubblica che ci propone per ore sempre lo stesso – e sempre gli stessi – e giornali che non decidono di bloccare con critiche adeguate il sistema inaugurato, sarà davvero difficile tornare indietro.
Buon Natale neopoveri d’Italia, unici sacrificati del Bel Paese, ma non disperate, Matteo nel prossimo discorso vi farà sentire ricchi, amati, forti e orgogliosi d’essere italici. E vi descriverà un’italia che vola. Potenza delle parole anche se mai suffragate dai fatti.