Home CRONACA Questo referendum del “Caro Leader” più che un voto sembra una “Riffa”

Questo referendum del “Caro Leader” più che un voto sembra una “Riffa”

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di Umberto Cecchi

Nella lontana, ma ormai vicinissima Corea del Nord, il leader di turno, tempo  face legare alla bocca di un cannone il membro del governo che si era addormentato durante una delle sue allocuzioni. E ovviamente il cannone sparò, disintegrandolo. Esempio fulgido di tolleranza, di barbaro egocentrismo, senso della democrazia e coesione ideologica nel vertice del partito.

Qui da noi, chi teme d’essere legato alla bocca del cannone della morte civile, insomma, come si diceva una volta, chi ha paura d’essere ‘epurato’ e allontanato quindi dall’area e dai favori dei potenti – leggi favori del Caro Leader – si adegua:  La riforma progettata e messa all’approvazione del Paese è indegna della Carta? E chi se ne frega, mica è roba mia, la costituzione, se il Caro Leader la vuole riformare così perché gli fa politicamente comodo, io voto sì. Mantengo integro il posto il posto che mi spetta di diritto nell’area della sinistra nuova, che sinistra non è più ormai, ma solo un surrogato. E quindi mi adeguo.

E’ un po’ quello che dicono abbia fatto Benigni, Robertaccio, che dopo uno scatto spontaneo con il quale definiva la riforma non consona alle necessità del Paese, annunciando il suo No, ci ha ripensato ed è passato al SI con serafica indifferenza. Fo, il vecchio Dario giullare per anni alla comoda corte della sinistra italiana, quella tradizione, quella vera, oggi che l’età lo rende libero, si indigna e accusa il collega di opportunismo e di un mucchio di altre cose. Vede nel mutamento d’opinione un tradimento profondo alla Costituzione.

Ecco, il Caro Leader , che nessuno ha eletto leader se non l’emerito capo di Stato Napolitano, escludendo quello eletto dal popolo che era il giovane Letta, il Caro Leader, dicevo un successo l’ha ottenuto: dividere profondamente la sinistra intellettuale, che come tutti sappiamo è stata fino a oggi la più ostinatamente compatta e dura in difesa di se stessa: c’erano i contratti editoriali, quelli Rai, i fondi per il cinema, i compensi per le presenze ai dibattiti e ai seminari più incredibilmente noiosi e inutili e c’erano altre decine di comparsate qua e là e di ridondanti critiche positive [quasi in tutte straripavano definizioni di  eccezionale, geniale, formidabilmente intelligente] che guidavano il gregge alla scelta delle proprie letture. Portando l’Italia al livello culturale della pianura dell’Okawango: più bestie che uomini.

Lo scontro Benigni-Fo, o Rodotà-Galasso sulla riforma costituzionale, rappresenta una sorta di guerra civile della quale non sentivamo la mancanza. Spaccati i partiti, il Caro Leader spacca il Paese. E su cosa? Sull’unica cosa che lo dovrebbe tenere unito: la Costituzione. E questo perché ancora una volta si mette mano alla Carta pensando a se stessi e non alla Nazione di fronte a un’Europa che preme spavalda, a una economia in depressione cronica e a una politica estera che lascia che Reggiani muoia torturato, i fucilieri resino in galera in India, la Francia faccia in Libia man bassa col nostro aiuto.

Hanno ragione i partigiani, quelli che per la Bossi, girl soldier toys del governo, sono cattivi, a votare NO. Affermando assieme ad altri che prima di riformarla, la Costituzione dovrebbe essere letta con attenzione. Cosa che certo il Caro Leader non ha fatto, ha affidato il compito a lei, proprio alla Boschi, con un ordine perentorio: ‘amica e compagna, eternizzaci’. Che tradotto vuol dire emenda in modo tale che noi possiamo restare al potere molto, molto a lungo.

E il Paese? E la gente?  Il Caro Leader che pare non abbia mai letto Gogol, ma che se lo sia fatto riassumere qua e là da Carrai, sembra abbia risposto. ‘Mai letto Le anime morte’? Il Paese farà quello che diciamo noi.

Il gregge segue sempre il pastore e se non lo fa ci pensano i cani.

Così il referendum che la maggio parte degli italiani non ha ancora capito dove vada a parare, e l’altra metà se ne frega, è diventato un fatto di partito puro e semplice. Anzi, peggio: un fatto privato in affari pubblici. Chi vince piglia tutto. Avevate mai visto gli intellettuali così arrapati, aggrappati a firme e adesioni in nome del  Caro Leader? Che se vincerà ne renderà loro merito. Più che un atto democratico questo referendum sembra una ‘riffa’.

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