L’Acropoli non si vende e non si affitta. La Grecia ha ribadito la sacralità del suo luogo più simbolico, respingendo una richiesta della maison di moda Gucci d’organizzarvi una sfilata d’alta moda. Lo riferiscono oggi i media ellenici.
La decisione è stata assunta ieri sera all’unanimità dal Consiglio centrale d’archeologia, KAS, che fa da guardiano del patrimonio antico greco.
“L’Acropoli di Atene è un simbolo per tutta l’umanità, che non può essere teatro di transazioni commerciali”, ha affermato, citato dai media, il segretario generale del Ministero della Cultura Maria Andreadakis-Vlazakis.
Gucci, brand di punta del gruppo del lusso Kering, aveva messo sul piatto 2 milioni di euro per la conservazione del sito archeologico. La Grecia è un paese che da molti anni vive una profonda crisi economica.
“Noi siamo sempre aperti al mecenatismo”, ma la “difficile situazione economica del paese” non può essere un argomento per cedere il monumento, ha commentato Andreadakis-Vlazakis.
Il quotidiano Kathimerini aveva trattato già la richiesta di Gucci, bollandola come “un’umiliazione” e come “cinismo abietto”. In un editoriale aveva ricordato che il Partenone, che sarebbe stato principale scenario della sfilata, “fa parte del patrimonio culturale mondiale, non solo perché è bello, ma, cosa più importante, perché è il vibrante simbolo della democrazia”.