Creatore delle palestre Klab e fondatore degli Angeli del Bello, è accusato di aver versato 50 mila euro all’ex direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate Nunzio Garagozzo
L’imprenditore Giorgio Moretti, titolare della Dedalus, società multinazionale di informatica sanitaria, creatore delle palestre Klab, già presidente a titolo gratuito per 9 anni di Quadrifoglio e fondatore degli Angeli del Bello, è indagato per corruzione dell’ex direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate Nunzio Garagozzo, già condannato per altri episodi di corruzione e attualmente in semilibertà. Il pm Paolo Barlucchi ha chiesto il suo rinvio a giudizio e quello del suo braccio destro Riccardo Donati, degli ex collaboratori Paolo Fantacci e Luca Cioni e del commercialista Matteo Lamberti, indicato come l’intermediario fra la Klab Gestioni Operative e l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Nunzio Garagozzo. Secondo le accuse, Mattei gli ha versato 50 mila euro in 5 tranche da 10 mila, provenienti da suoi compensi per consulenze (fatturate) alla Klab. Garagozzo è accusato di avere, in cambio,definito le pendenze tributarie della Klab, procurando alla società un indebito risparmio di imposte, sanzioni e interessi per circa 2 milioni.
Il pm contesta a Moretti anche il reato di bancarotta. Secondo le accuse, la società Kontact, da lui controllata, avrebbe stipulato con la Klab convenzioni di uso per la gestione delle tre palestre a prezzi “esorbitanti e insostenibili”, in sostanza divorando tutti i profitti della Klab, che dal 13 gennaio 2016 è ammessa al concordato preventivo.
“Nella vita – dichiara Giorgio Moretti – mai avrei immaginato di essere accusato di fatti così gravi e che contravvengono i principi etici che sono sempre stati alla base della mia filosofia imprenditoriale. Le accuse, non riferite alla mia attività professionale, discendono dalle affermazioni dei precedenti affittuari delle strutture Klab – dal 2008 al 2014 – secondo cui i canoni praticati dalla mia società immobiliare Kontact alla KGO (Klab Gestioni Operative) sarebbero stati eccessivi e fuori mercato e che ciò li aveva portati al concordato. Cosa del tutto falsa, come emerge chiaramente e in maniera inequivocabile dai tanti documenti già prodotti e pronti ad essere integrati. Invero la Kontact ha perso alcuni milioni di euro in tale operazione. Insomma oltre al danno la beffa. Di qui le irrealistiche accuse di infedeltà patrimoniale connesse alla indebita mia attribuzione di presunto amministratore di fatto della Klab”.
Moretti sostiene inoltre di non essere mai stato messo al corrente del pagamento di bustarelle a Nunzio Garagozzo: “Ho appreso di fatti criminosi che totalmente ignoravo e compiuti esclusivamente da terzi, come emerge dalle carte processuali; vengo coinvolto sulla base di improbabili presunzioni di una mia possibile conoscenza la cui smentita si trova anch’essa negli atti. Inoltre, incomprensibile è l’ipotizzato coinvolgimento del mio stretto collaboratore Riccardo Donati. Certo della mia estraneità, confido nella qualità del nostro sistema giudiziario e attendo con serenità che la verità emerga definitivamente, quanto prima, con la massima chiarezza”.
Secondo le accuse, la Klab – come molte altre palestre in Italia – pagava le tasse come società sportiva dilettantistica con finalità sociali, dunque senza caricare l’Iva, sebbene fino al 2010 non fosse iscritta al Registro Nazionale delle Associazioni e Società Sportive. Prima ancora dell’arrivo di Garagozzo a Firenze l’Agenzia delle Entrate aveva fatto un accertamento per l’annualità 2003 e aveva avviato analoghi accertamenti per gli anni successivi. Nel 2010 la commissione tributaria di primo grado ha stabilito che le palestre erano attività commerciali, e che sui ricavi doveva dunque essere applicata l’Iva. Per la procura e per la guardia di finanza, l’accordo trovato poi con Garagozzo, che riconosceva alla Klab un 20% di finalità sociali, era del tutto illecito e raggiunto grazie alle tangenti. Il difensore di Giorgio Moretti, avvocato Massimo Megli, sostiene invece che l’Agenzia era d’accordo per chiudere con la Klab e che fu Garagozzo a mettersi di mezzo, chiedendo più di quanto la società avrebbe dovuto pagare, e assicura che dalle carte emerge che Moretti era del tutto ignaro del passaggio di bustarelle.
Da La Repubblica Firenze.it