I TEST DI AMMISSIONE SONO LA PROCEDURA CHE IN ALCUNI ATENEI LIMITA IL NUMERO DEGLI ISCRITTI AL FINE DI GARANTIRE UN ALTO LIVELLO QUALITATIVO DELLA DIDATTICA E DEI SERVIZI FORNITI AGLI STUDENTI.
Nel mese di settembre si sono svolte queste prove, in particolare per il Corso di Laurea in Farmacia, e in due casi, Firenze e Pisa, le prove sono state invalidate in quanto i Test non rispondevano ai criteri indicati nel Bando per quanto riguarda il numero delle domande e delle materie.
Mentre Pisa ha deciso di ripetere la prova, a Firenze il Rettore ha deciso di annullarla e di ammettere indiscriminatamente tutti i partecipanti. Ciò costituisce una grave incongruenza in quanto se il numero di ammissioni che l’Ateneo riteneva adeguato per fornire didattica e servizi di alta qualità, tanto da istituire un numero chiuso, non è possibile che lo stesso livello qualitativo venga garantito ad un numero più che triplo di studenti. In ogni caso gli studenti che hanno fatto domanda all’Ateneo fiorentino beneficiano di un trattamento che è non pari a quello adottato dagli altri Atenei, ovvero è venuta a crearsi una disparità facilmente contestabile tra chi si è visto escluso perché non ha superato una prova valida e chi è stato ammesso per una grave inefficienza dell’Amministrazione dell’Ateneo fiorentino.
COME E’ POSSIBILE CHE CIO’ SIA POTUTO ACCADERE?
La formulazione delle Linee Guida dei Test di ammissione è stata delegata dall’Ateneo fiorentino, così come da altri Atenei, al C.I.S.I.A. Consorzio Interuniversitario, il cui scopo è quello di formulare tali Test seguendo rigorosi criteri scientifici. Ogni anno il C.I.S.I.A. trasmette tempestivamente le linee guida agli Atenei aderenti affinché siano recepite: inusitatamente Firenze e Pisa, a causa di una evidente negligenza non le hanno recepite ed hanno proceduto seguendo i criteri dell’anno precedente.
Come è possibile che l’Amministrazione di un Ateneo in cui esiste una struttura per la gestione di tutte le procedure che riguardano la didattica abbia commesso una tale negligenza, facendone ricadere su altri le conseguenze , omettendo di individuare e sanzionare le relative responsabilità al proprio interno, definendole come una semplice “ svista” secondo le dichiarazione del Rettore Dei di Firenze, oppure come un “ inceppamento” nell’interpretazione del Rettore di Pisa Mencarella .
Ancora una volta se un cittadino sbaglia viene sanzionato, mentre se a sbagliare è l’Amministrazione non è colpa di nessuno. Non pensano i Rettori, i Direttori Amministrativi e i Dirigenti preposti di dover rendere conto delle proprie responsabilità per il danno procurato alla collettività?