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Prime crepe per la "Patente di fascista" Il circolo Piero Gobetti ha scritto al sindaco che non la firmerà

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di Carla Cerretelli
 
Ora, quando abbiamo udito la novella, pensavamo a una fola, o come è trendy oggi, un fake.
Si dice della modifica dello statuto che prevede una sorta di   certificazione antifascismo,  che, bulgaricamente, tutto il Consiglio Comunale di Firenze ha votato, salvo gli sparuti  5  gatti, con tutto il rispetto, dell’opposizione. Ovviamente contrari. L’approvazione è arrivata dopo due ore di discussione poco moderata,  con il voto favorevole  di PD MDP Si, Movimento 5 Stelle, Alternativa Libera e Firenze Viva, mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia si sono espressi contro. E si chiedono chi giudicherà. Ma i padroni della città, e chi altri. Contributi saranno erogati soltanto alle associazioni che dichiareranno  di aderire ai valori della Resistenza. E chi sgarra sarà severamente punito.  Come se non esistesse già una norma costituzionale.
Se non è dittatura questa. Senza considerare che questo accanimento rischia di rifocillare la deriva fascista.
Naturalmente il fine è quello di contrastare la propaganda di immagini e comportamenti discriminatori. In base all’articolo 5 bis, inoltre,   tutte le associazioni i movimenti e i comitati dovranno sottoscrivere un documento, che rilasci una sorta di «patentino antifascista» in cui  si afferma  di essere concordi con le nuove norme. In caso contrario, Palazzo Vecchio potrà negare loro l’occupazione di suolo pubblico e qualsivoglia autorizzazione  a qualsiasi evento pubblico.
Ma non basta. Accanto alla proibizione di slogan fascisti, neonazisti e xenofobi, che un senso potrebbero averlo, hanno aggiunto anche  “sessisti e omofobi.” Già che c’erano non si sono fatti sfuggire la ghiotta occasione. 
 
Secondo tempo rilassante.
 
Poi abbiamo letto una  nota semplice chiara  efficace e obiettiva, emblema  di laicità, del Presidente dell’ esimio  Circolo culturale.
Una lettera aperta al sindaco della nostra stupenda città che certamente non  merita cotanto squilibrio dei  membri del C.C. Politico, naturalmente.
 
DA: CIRCOLO CULTURALE “PIERO GOBETTI”
 
Egregio Sig. Sindaco Nardella,
Le scrivo in qualità di presidente pro-tempore del Circolo culturale “Piero Gobetti” di Firenze, oltreché come semplice cittadino, in merito al provvedimento sul documento di “certificazione di antifascismo” adottato dal Comune nei giorni scorsi.
Non le nascondo l’imbarazzo che provo a scriverle questa lettera, che mai avrei pensato di dover stilare, per un’iniziativa che stravolge ogni principio liberaldemocratico sulla libertà di manifestazione del pensiero, sancita dalla Costituzione. Mi ritrovo totalmente in quanto afferma il Prof. Givone nell’intervista apparsa oggi sul Corriere Fiorentino.
Il provvedimento preso dal Comune di Firenze appartiene ai principi ordinativi di uno Stato Etico, quanto di più lontano da quelli liberali, democratici e costituzionali ai quali, come circolo e come cittadini vogliamo attenerci.
L’unico vincolo che riconosciamo è quello del rispetto della Costituzione e delle Leggi da essa derivate. A nessuno e tantomeno al Comune, può essere concesso di pretendere patenti preventive di appartenenza ideologica per usufruire di diritti costituzionalmente garantiti o anche solo di servizi previsti dagli ordinamenti amministrativi.
Il rispetto della Costituzione e delle Leggi deve essere valutato dagli Organi preposti, sui comportamenti e sugli atti, non sulle appartenenze ideologiche, religiose o quant’altro. Qualora il provvedimento dovesse divenire operativo, il Circolo culturale Piero Gobetti di Firenze non firmerà alcuna dichiarazione preventiva di “anti-qualsiasi cosa”, questo per evidenti ragioni di dignità e coerenza con il pensiero e la storia del personaggio a cui si onora di ispirarsi e, per tutelare il Circolo Gobetti stesso da ogni eventuale provvedimento che ne potesse penalizzare l’attività, sottoporrò all’Assemblea le mie dimissioni.
Distinti saluti
Francesco Giubilei
Firenze, 20 dicembre 2017
 
Come era ipotizzabile  le persone di buon senso,  fra cui  tanti elettori  conclamati  di sinistra   ma non ideologizzati, sono rimaste sbalordite  da cotanta arroganza stupida e insensata giacchè il principio  esiste in costituzione, nonchè da questa espressione del pensiero unico del politically correct, che appare  come  atto lesivo della libertà di pensiero e di espressione e manifestazione che trova i suoi limiti solo nella legge.  E la cornice è la Costituzione che, questa sì, va rispettata.

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