Siamo all’incomunicabilità compiuta e incondizionata. E anche probabilmente irreversibile. Almeno per i prossimi ventanni. Una lacrima ci seppellirà.
La pazienza, messa troppe volte alla prova, diventa rabbia.
“Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Quindi vivi come credi, fai quello che ti dice il cuore:
la vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama e vivi intensamente ogni momento della tua vita, prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi.” diceva il vecchio Charlie.
Bertrand, Russel per gli amici, dal canto suo era solito sostenere che “Il fatto che un’opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Infatti, a causa della stupidità della maggioranza degli uomini, è molto più probabile che un giudizio diffuso sia sciocco piuttosto che ragionevole.”
Dei limiti della democrazia.
Cala dunque il sipario sulla sceneggiata dell’ultima legislatura che finalmente ci ha lasciati. Non uguali, ma liberi di scegliere. Non è dato sapere quanto i politici hanno ballato cantato, certo è che hanno amato poco i cittadini e riso parecchio alle loro spalle. I cittadini e dunque gli aventi diritto, sono andati a letto la sera del 28 dicembre dopo avere ascoltato il conte che sciorinava tutte le virtù e le buone azioni del proprio governo esternando il suo soggettivo giudizio sullo stato attuale dell’italia dopo che l’aveva presa, devastata, moralmente psicologicamente e materialmente, sul gobbo. D’altra parte ogni scarrafone…
Gli elettori dunque si sono beatamente addormentati svegliandosi all’alba dopo un sonno non proprio ristoratore ma dopo essersi rivoltolati fra gli incubi in cui svettava la domanda, non retorica.
E ora che si fa, per chi si vota.
Orfani, abbandonati senza ipotetiche famiglie di adozione o almeno di affidamento, senza la culla avvolgente sicura e confortevole di un infante o la cuccia del cane, che come si sa fa parte della famiglia, dei partiti tradizionali. Ora se ne contano una ventina /trentina o giù di lì. Si sono svegliati dunque, dopo la notte seminsonne, consci ormai, ma ce n’è voluto ehh, che il bipolarismo non c’è più, che non si può andare o di qua o di là, bensi, di qua di là o nella location pentastellata. E le piantine odorose che spuntano in ogni dove saranno quelle che faranno il buono o il cattivo raccolto disseminando a destra e a manca e impollinando e trasportando dall’una all’altra nettare più o meno succhiato dalle api di turno. Oddio non è che fino ad ora questo non si sia mai verificato.
E tutti lì a servirsi degli algoritmi, che pochi sanno in assoluto cosa sono, compresa me, ma va tanto di moda. Che se non ne citi almeno uno, un algoritmo al giorno non ti togli un angelin di torno. Come emblema, naturalmente. Insomma per per imparare a memoria tutti gli acronimi dei nuovi nati, bisogna fare uno stage. Ultima nata, lista civica popolare. Condotta da un’ispirata miracolata Pucelle d’Orléans avuta in dote da Silvietto bello. Naturalmente in appoggio al Piddì.
Tutti dunque a cercare il bandolo della matassa. Ordo ab chao è la parola d’ordine, ops, la password, per entrare nel visibilio di ciò che offre il convento con innumerevoli cellette. In effetti non resta che pregare andare in estasi e sperare nel miracolo di chi può operarlo.
Ora, sarebbe opportuno che, prima di arrivare alla rabbia tirando troppo la corda si cercasse un accordo, un compromesso, che non sempre è negativo se esiste una sorta di progetto comune. Per quanto è possibile.
Si dovrebbe ambire alla pacificazione con pensieri e azioni non da buonisti ma da persone di buon senso. Perchè siamo tutti sulla stessa arca. Si, proprio quella di Noè. Qui trattasi di salvarsi dal diluvio.
Chi l’ha detto che dobbiamo scegliere fra il si e il no netti. Esiste anche il saggio ni.
Eh lo so, non ci piace ma così stanno le cose.
Intanto proviamo a rialzare pian pianino il sipario. Con ipotesi per ora solo pensate ma non dette. Per ora è quasi certo, per esempio, che la Mariele verrà ricandidata non si sa dove. Ma ha specificato, “non sono attaccatta alla poltrona , sono attaccata alla verità”. Alla potrona di parlamentare naturalmente. Ma a quella di Ministro sì, evidentemente, dato che aveva chiaramente esplicitato che l’avrebbe lasciata in caso di fallimento. Che avrebbe abbandonato anche il progetto politico elaborato con Matteo. Ah già, ma trattavasi di altro governo. Si fa per dire.
Si vota il 4 marzo, ma, nonostante il batter di piedini di tutti quelli #chesidovevasaperelasera stessachigoverna, si saprà nei giorni successivi. A meno che… chi vivrà …