Mi chiedo come sia possibile, nei secoli, che l’uomo politico seguiti sempre a commettere i medesimi errori. Anche quelli che stragiurano di voler rivoluzionare tutto, di rottamare, uomini, idee, fatti. Sindrome del potere, la chiamano i cosiddetti comportamentalisti. Protervia, tracotanza, la chiamo io traducendo la parola greca ‘hybris’, molto usata nel mondo anglosassone, e che abbino alla parola – ancora greca – di Hubristophilia:l ‘fascino per i tracotanti’, sindrome della quel è affetto il popolo italiano, che saltabecca affascinato da parole e atteggiamenti di politici anteguerra come ad esempio Mussolini a quelli odierni come quelli di certi premier o segretari di partiti, dalla tracotanza dei quali si fa abbindolare.
Non mi meraviglia il popolo italiano, le promesse l’ hanno sempre affascinato, come i tromboni che le emettono: mi meravigliano i politici, che con faccia da impuniti quali sono, seguitano a peccare di hubris.
Ora da ragazzo di campagna quale sono, che però per sorte ha girato più volte il mondo e non è mai riuscito a vivere davvero in campagna, lontano da tutto, mi chiedo com’è che certi personaggi che si definiscono ‘rottamatori’ seguitino a ripetere pedissequamente i medesimi errori dei rottamati.
La storia che circola in questi giorni sui giornali potrebbe essere scritta da Esopo tanto è vecchia: un magistrato assolve un politico , e sicuramente lo fa con perfetta correttezza e conoscenza dei fatti, ma poco tempo dopo un parente di quel magistrato, pur avendo perso un concorso pubblico per un posto al Comune di Firenze, viene ugualmente assunto da quel Comune , diventato nel frattempo Città metropolitana, nel quale l’inquisito assolto aveva ricoperto il ruolo di sindaco prima di diventare capo del governo, e in seguito, segretario di partito. Insomma il ‘teorema’ (è così che i magistrati definiscono il castello di accuse messo assieme per perseguite un sospettato) si presta a chiacchiericci. Per carità è certo un eccesso di zelo comunale, quell’assunzione , una distrazione forse. Tuttavia viene spontaneo pensare che se io fossi stato nell’attuale sindaco di Firenze, avrei agito in altro modo: avrei tartufescamente fatto assumere il parente del magistrato da una impresa privata apparentemente lontana da legami di partito. Ce ne sono a decine pronte a obbedire. Ma come dicevo è noto che in Italia i tracotanti si ritengono impunibili, e gli italiani subiscono in silenzio, affascinati come sono dai protervi, specialmente da quelli afflitti da ‘hypervaporia’, che cioè amministrano con tante parole e pochi fatti. In italiano si chiamano imbonitori.
Mi chiedo perché il segretario generale, a Palazzo Vecchio, non sconsiglia operazioni di questo tipo evitando brutte figure all’amministrazione comunale.