“Ho incontrato Luca Parnasi una sola volta alla Camera dei Deputati, dove ho preteso che avvenisse l’incontro in modo che fosse registrata la presenza di questa persona, visto che istituzionalmente ogni giorno incontro le persone più varie. Mi ha parlato dello stadio della Roma, dei suoi progetti futuri imprenditoriali e della sua attività. Poi non c’è mai stato alcun contatto ulteriore, nessun seguito, nessun fattivo contributo”, ha chiarito la Lombardi in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, augurandosi che “la magistratura porti avanti la sua attività il più celermente possibile, visto che è stato coinvolto in questa inchiesta anche un nostro esponente politico, il capogruppo in Comune, Paolo Ferrara”.
In una successiva intervista al quotidiano La Repubblica, però, non risparmia le stoccate ai compagni di partito. “A portare Lanzalone a Roma è stato il gruppo che si occupava degli enti locali”. L’accusa è chiaramente rivolta al vice premier Luigi Di Maio, al Guardasigilli, Alfonso Bonafede, e al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro. Dalle colonne del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari la Lombardi si difende. “Non ho mai chiesto e nemmeno ottenuto a mia insaputa favori dal costruttore Parnasi”, ripete.
E ci tiene a precisare, inoltre, come tra lei e l’avvocato genovese consulente del M5S, Luca Lanzalone, coinvolto nello scandalo, non corresse buon sangue: “Sa cosa diceva di me? Meno male che non è diventata presidente, non sa fare politica”. “Sono fiera di non saper fare il suo genere di politica. Per quello scontro ricevetti molti attacchi interni e due ps sul blog”,